Tumore del colon-retto: Il 90% dei casi evitabile con un test, ma pochi italiani lo fanno - Unsplash - Alanews.it
Il tumore del colon-retto rappresenta una delle patologie oncologiche più diffuse in Italia, con quasi 49.000 nuovi casi diagnosticati ogni anno. Questo tipo di cancro si colloca al secondo posto tra i tumori più frequenti nel nostro Paese, causando circa 20.000 decessi annuali. Nonostante la mortalità stia diminuendo grazie ai programmi di diagnosi precoce e ai progressi nelle terapie, l’incidenza di questa malattia è in aumento, soprattutto tra le persone sotto i 50 anni. Sorprendentemente, il 90% dei casi di tumore del colon-retto potrebbe essere evitato grazie a un semplice test, il cui utilizzo rimane ancora troppo limitato tra la popolazione italiana.
Nel mese di marzo, dedicato a livello mondiale alla sensibilizzazione su questa neoplasia, gli esperti hanno evidenziato l’importanza cruciale dello screening per la diagnosi precoce. Come affermato da Tiziana Pia Latiano, oncologa della Casa Sollievo della Sofferenza a San Giovanni Rotondo, “quasi il 90% dei carcinomi del colon-retto si sviluppa a partire da adenomi che impiegano anni, in media una decina, per trasformarsi in forme maligne”. Pertanto, la chiave per una diagnosi efficace è lo screening, che può essere effettuato tramite il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci. Questo test è semplice e indolore, e consente di diagnosticare precocemente eventuali lesioni precancerose.
Il Servizio Sanitario Nazionale offre gratuitamente il test a tutti i cittadini di età compresa tra i 50 e i 70 anni. Ogni due anni, questi individui ricevono una lettera di invito dalla propria ASL, incoraggiandoli a ritirare un piccolo contenitore per raccogliere un campione di feci. Una volta restituito, il referto viene inviato a casa entro poche settimane. Tuttavia, oltre la metà degli italiani non partecipa a questo screening vitale.
È fondamentale prestare attenzione ai sintomi che possono indicare la presenza di un tumore del colon-retto. Ecco alcuni segnali da non sottovalutare:
Gianluca Masi, direttore dell’Oncologia Medica 2 all’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, sottolinea che “la maggior parte dei tumori del colon-retto è legata a abitudini di vita non corrette”. Fattori di rischio significativi includono una dieta povera di fibre, l’eccessivo consumo di carne rossa e cibi processati, il sovrappeso, il fumo e l’alcol. Inoltre, le malattie infiammatorie croniche dell’intestino, come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn, aumentano ulteriormente il rischio di sviluppare questo tipo di cancro. È interessante notare che circa un quarto dei casi di tumore del colon-retto presenta una componente genetica, con circa il 10% attribuibile a mutazioni ereditarie. Per queste persone, sono raccomandati controlli specifici e screening regolari.
Nonostante le evidenze scientifiche a favore dello screening e le campagne di sensibilizzazione, in Italia solo circa il 34% delle persone invitate a eseguire il test per la ricerca del sangue occulto nelle feci (Sof) partecipa effettivamente. La percentuale di adesione varia significativamente in base alla regione:
Tra le ragioni principali per questa scarsa adesione ci sono la poca consapevolezza dei rischi legati alla malattia e la reticenza ad affrontare eventuali procedure invasive come la colonscopia, che è il passo successivo in caso di un test positivo.
La buona notizia è che la diagnosi precoce può ridurre la mortalità per tumore del colon-retto del 20-30%, grazie alla possibilità di intervenire tempestivamente su lesioni precoci. In Italia, circa il 65% dei pazienti con cancro al colon è vivo cinque anni dopo la diagnosi. Le terapie attuali, che includono chemio, radioterapia, farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapia, sono in grado di migliorare significativamente la qualità della vita anche per i pazienti metastatici. Queste terapie mirano a rallentare la crescita del tumore e a prevenire o ritardare la formazione di nuove metastasi.
È evidente che la lotta contro il tumore del colon-retto richiede un approccio multidisciplinare, che non solo include diagnosi e trattamenti efficaci, ma anche un’educazione continua della popolazione riguardo l’importanza della prevenzione.
Migliorare l’adesione ai programmi di screening è fondamentale per ridurre l’incidenza e la mortalità di questa malattia. È quindi essenziale che i cittadini comprendano l’importanza di sottoporsi ai test di screening e di adottare uno stile di vita sano.
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