Studio sulla longevità in Spagna | Pixabay @PeopleImages - alanews
In Spagna è stato condotto uno studio per cercare i segreti della longevità: ecco tutti i dettagli e i risultati
Quando Maria Branyas, catalana, è morta nel agosto 2024 a 117 anni e 168 giorni, era ufficialmente la persona più anziana al mondo. Un team di ricercatori dell’Institut de Recerca Leukemia Josep Carreras ha analizzato le sue caratteristiche genetiche e il suo microbioma per comprendere il segreto della sua longevità. Questo studio, ancora in attesa di revisione paritaria, offre una visione affascinante su come Maria sia riuscita a collezionare così tanti compleanni e sui meccanismi biologici che potrebbero allungare la vita umana. Vediamo i dettagli.
Il gruppo di ricerca ha utilizzato una varietà di tecniche analitiche, combinando dati genetici, analisi del microbioma e studi sul metabolismo di Maria. Il dato interessante è che solo una persona su dieci che raggiunge il secolo vive anche un decennio in più, motivo per cui il suo caso rappresenta un vero e proprio fenomeno che ha chiesto la necessità di effettuare studi più approfonditi.
L’analisi ha rivelato che Maria conduceva uno stile di vita attivo sia mentalmente che fisicamente. Ma vediamo più da vicino alcuni punti chiave emerssi dallo studio.
I ricercatori hanno evidenziato come i microorganismi presenti nel nostro corpo influiscano su vari aspetti della salute, dalla composizione metabolica all’infiammazione, fino alla salute cognitiva e muscolare. “I microorganismi sono critici nel determinare non solo la composizione dei metaboliti del nostro corpo, ma anche l’infiammazione, la permeabilità intestinale, la cognizione e la salute delle ossa e dei muscoli“, hanno scritto nel loro rapporto. E l’alimentazione seguita da Maria ha contribuito a mantenere sempre in salute il microbioma.
La genetica di Maria si è rivelata un altro fattore significativo. Alcuni geni associati a un sistema immunitario più forte, alla protezione contro le malattie cardiache e a una riduzione del rischio di cancro sono stati identificati nel suo DNA. Lo studio ha anche analizzato la metilazione del DNA, un meccanismo chimico che incide sull’espressione genica e che può riflettere l’età biologica di un individuo. Sorprendentemente, gli algoritmi utilizzati hanno mostrato che Maria presentava un’età biologica significativamente più giovane rispetto a quella cronologica, un risultato emerso da tre diversi tessuti analizzati.
L’efficienza metabolica di Maria era un’altra nota positiva: i suoi livelli di colesterolo “cattivo” erano bassi, mentre quelli del colesterolo “buono” erano alti. Questo, insieme a bassi livelli di infiammazione, suggerisce che la donna fosse protetta da molte patologie comuni legate all’età. La stessa Maria attribuiva la sua longevità a una “vita ordinata e a un ambiente piacevole“, ma è evidente che il suo caso era il risultato di molteplici fattori interconnessi.
I risultati dello studio, sebbene non ancora pubblicati in una rivista peer-reviewed, offrono spunti preziosi per la comprensione del processo di invecchiamento. I ricercatori concludono che l’età avanzata e la cattiva salute non sono necessariamente collegate, e che entrambi i processi possono essere distinti e analizzati a livello molecolare. Queste scoperte potrebbero avere un impatto significativo sulla nostra comprensione della salute e del benessere nelle fasi avanzate della vita, aprendo nuove strade per la ricerca sulla longevità e sul miglioramento della qualità della vita anziana.
La vita di Maria Branyas non è solo una testimonianza della longevità, ma un invito a riflettere su come possiamo tutti aspirare a invecchiare in salute e felicità.
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