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Ilaria Cinelli

Ilaria Cinelli | Instagram @tgcine - alanews

ESCLUSIVA – Spazio… alle donne! L’intervista dell’astronauta “analoga” Ilaria Cinelli a Newzgen

di Federico Liberi
16 Aprile 2025

Nel pomeriggio di oggi Ilaria Cinelli, astronauta “analoga”, è stata ospite alla trasmissione Newzgen: ecco i momenti salienti del suo intervento

Nella puntata di oggi di Newzgen – la trasmissione prodotta da alanews, che va in onda dal lunedì al venerdì, dalle 14.30 alle 16, su Twitch, Youtube e Instagram – Ilaria Cinelli, astronauta “analoga”, ha raccontato tutti i segreti del suo lavoro, soffermandosi anche sul futuro dell’esplorazione spaziale e su un argomento che, purtroppo, ancora oggi è preponderante nel mondo del lavoro: la disparità di genere. Ma prima di scoprire cosa ha detto ai nostri microfoni, vediamo chi è Ilaria Cinelli.

Chi è Ilaria Cinelli? Dagli studi fino ad oggi

Ilaria Cinelli è un’ingegnera biomedica con una solida formazione accademica e una carriera internazionale focalizzata sull’esplorazione spaziale. Si è laureata in ingegneria biomedica all’Università di Pisa, per poi proseguire con un dottorato di ricerca alla National University of Ireland, Galway. Ha, inoltre, frequentato il programma di studi spaziali dell’International Space University e ha completato un post-dottorato presso la Tufts University.

Senior engineer specializzata in ingegneria biomedica e spaziale, Cinelli ha maturato esperienza in ambiti quali ingegneria neurale, fattori umani, progettazione di missioni spaziali, missioni analogiche e medicina spaziale. Ha ricoperto il ruolo di comandante in otto missioni simulate presso la Mars Desert Research Station nello Utah, guidando team internazionali nella simulazione delle condizioni di vita e lavoro sulla superficie marziana.

Nel suo ruolo di astronauta “analogica”, Cinelli partecipa a simulazioni terrestri delle attività previste per gli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, sulla Luna e, in futuro, su Marte.

È membro dell’Aerospace Medical Association e dell’Aerospace Human Factors Association, oltre a far parte del Consiglio di amministrazione della Mars Society. Nel 2023, è stata riconosciuta dall’Ufficio Europeo dei Brevetti come una delle 50 voci tecnologiche più influenti d’Europa.

Ilaria Cinelli a Newzgen: ecco come è nata la mia passione per lo spazio

“Io ho una laurea triennale specialistica in ingegneria biomedica, indirizzo industriale”. Così Ilaria Cinelli ha iniziato il suo racconto sulla strada che ha fatto per arrivare dove è oggi. “Durante il corso di studi – ha continuato – ero ossessionata dalla chirurgia, e mentre studiavo pensavo: ‘La vita reale è diversa, ma se io levo la gravità tutto ciò che ho imparato diventa inutile’. All’inizio volevo capire perché non si può fare chirurgia nello spazio, quindi ho incominciato a studiare la medicina spaziale e piano piano mi sono appassionata”.

Ha poi continuato dicendo: “Al giorno d’oggi lo spazio viene vista come una cosa fighissima e lo studiano in tanti, ma 10 anni fa tutta questa attenzione non esisteva”.

Che cos’è esattamente un’astronauta “analoga”?

Ma che cosa vuol dire essere un’astronauta analoga? A questa domanda, che in molti, leggendo il titolo, si saranno fatti, Ilaria Cinelli ha risposto così: “L’astronauta “analogo” è un professionista che cerca di capire se tutto ciò che sviluppa la scienza ha senso nello spazio. Quindi il mio lavoro consiste nel mettersi nei panni di chi deve andare su un altro pianeta e capire come vivere in condizioni estreme. È abbastanza difficile, ma altrettanto divertente”.

Cosa è cambiato in questi 10 anni nell’ambito spaziale?

Ma qual è stato il punto di rottura tra quello che si faceva 10-15 anni fa e adesso, un’epoca in cui andare su Marte non sembra più un sogno? “La creazione del settore commerciale spaziale ha dato un impulso in questo senso, sia in Europa che in America – ha risposto Ilaria –. L’unico problema è che in America l’economia spaziale funziona come in altri settori, e sono quindi maggiormente indipendenti, mentre in Europa, purtroppo, ci sono le istituzioni governative che entrano in gioco. L’industria, quindi, qui non è così indipendente. Anche nel nostro continente, comunque, stiamo crescendo in questo campo”.

Ma come risolvere questo problema? “C’è, per fortuna – ha commentato l’astronauta “analoga” – un cambio generazionale che io supporto tantissimo. Abbiamo bisogno di persone nella leadership con la mente fresca perché i bisogni nell’industria spaziale cambiano, così come nel mercato”.

Il futuro dell’esplorazione spaziale: ecco perché essere ottimisti

Ma come si fa ad essere ottimisti nel pensare all’essere umano che colonizza altri pianeti, se si è dimostrato non in grado di occuparsi del proprio? A questa domanda, che da anni ormai tutti noi ci poniamo, l’astronauta ha risposto: “In questo settore bisogna essere ottimisti. Nello spazio, inoltre, ci sono diverse tecnologie che dovrebbero essere trasferite anche sulla Terra perché potrebbero aiutare molto anche il nostro pianeta. Ad esempio, l’acqua che viene portata sulla Stazione Spaziale Internazionale viene riciclata al 90%. Perché questo sistema non viene implementato in tutte le case dei cittadini? Le istituzioni non si parlano come dovrebbero. Le agenzie spaziali puntano sul trasferimento tecnologico, il problema è che non avviene un’adozione di massa delle tecnologie spaziali che potrebbero essere utili anche qui”.

A supporto della sua tesi, Ilaria Cinelli ha svelato: “Per quanto riguarda la medicina, ad esempio, io durante il Covid ho presentato alle Nazioni Unite un articolo scritto da me per far capire come affrontare la pandemia nel modo più economico e migliore, ma le istituzioni non mi hanno ascoltata”.

“Andare su Marte? Sì, anche per un viaggio sola andata”

Alla domanda se ha mai pensato di andare in prima persona nello spazio o su un altro pianeta, l’astronauta analoga ha risposto: “Io spingo tantissimo sulla missione di Marte e ci andrei, anche per un viaggio sola andata”.

Per quanto riguarda l’importanza di questo obiettivo, ha commentato: “Arrivarci e scoprire che ci si può vivere, inoltre, porterebbe a tantissime innovazioni anche per la Terra. Rendere reale questo obiettivo, infatti, significherebbe che non si dovrebbero più pagare le bollette dell’acqua e dell’elettricità, che si potrebbero autoprodurre i beni di prima necessità direttamente nelle proprie abitazioni e un’infinità di altri benefici. Per questo motivo cerco di convincere tutti sull’importanza di questa missione”.

Ma si andrà davvero su Marte?

Ma quanta possibilità c’è che nei prossimi anni si arrivi davvero su Marte? A questa domanda Ilaria Cinelli ha risposto: “La pianificazione è già in corso, quindi c’è molta concretezza dietro. Il problema del viaggio su Marte è che è molto costoso, quindi serve una visione comune degli Stati a lungo termine, e adesso siamo in un periodo delicato sotto questo punto di vista. È difficile, quindi, mettere insieme agenzie spaziali e Stati per una missione che richiederebbe 30/40 anni”.

La disparità di genere: un tema importante anche nello spazio

Nel suo percorso, Ilaria ha parlato spesso anche di disparità di genere nel suo campo. Ma quali sono i punti critici che ancora devono essere risolti nel suo campo? L’astronauta, a questa domanda, ha risposto così: “Noi donne siamo viste come un accessorio, non come esseri umani. Quando vado ad eventi di un certo livello, ad esempio, ci sono persone che non mi prendono nemmeno in considerazione e parlano solo con i miei colleghi maschi. Il discorso della parità di genere, però, dovrebbe essere portato avanti anche dagli uomini stessi”.

“Per farsi strada in questo mondo se si è donne bisogna sgomitare molto – ha continuato –. Molte donne, anche di talento, purtroppo vengono spesso frenate da questa situazione. È una situazione che deve essere cambiata”.

Ilaria Cinelli ha anche citato un esempio per far comprendere meglio la situazione: “Le tute spaziali sono progettate per soli uomini. Questo porta le astronaute a correre rischi maggiori rispetto agli uomini durante le camminate spaziali, poiché la loro tuta non tiene considerazione delle forme femminili. Il gap adesso è riconosciuto, ma c’è ancora molto da fare”.

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