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Barcellona, l’ex blaugrana Dani Alves assolto in appello dall’accusa di stupro

Dani Alves, condannato a 4 anni e mezzo per stupro, ha vinto l’appello presso il Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna

Dani Alves, ex stella e leggenda del Barcellona e uno dei calciatori più decorati della storia del calcio, ha recentemente ottenuto un’importante vittoria legale. La Sezione d’appello del Tribunale Superiore di Giustizia della Catalogna ha assolto il brasiliano dall’accusa di stupro, annullando la condanna di quattro anni e mezzo inflitta in primo grado. Questa decisione ha suscitato un notevole interesse mediatico, non solo per la notorietà dell’atleta, ma anche per il contesto legale e sociale in cui si inserisce.

La vicenda legale

La vicenda ha avuto inizio il 31 dicembre 2022, quando Alves è stato accusato di aver aggredito sessualmente una giovane donna in una discoteca di Barcellona. Questo caso è stato emblematico, in quanto rappresentava il primo processo di alto profilo sotto la nuova legislazione spagnola, nota come legge “solo sì significa sì”, che è entrata in vigore nel 2022. Questa legge ha modificato profondamente la definizione di reato sessuale, ponendo l’accento sul consenso esplicito e stabilendo che il silenzio o la passività non possono mai essere considerati come forma di consenso.

La condanna di Alves è stata inizialmente emessa nel gennaio 2024, dopo un processo che ha attirato l’attenzione non solo della stampa sportiva, ma anche dei media generalisti, grazie alla rilevanza del caso. Alves, che ha trascorso 14 mesi in carcere a causa di questa accusa, ha sempre proclamato la sua innocenza, sostenendo che il rapporto sessuale era avvenuto consensualmente.

Motivi dell’assoluzione

Le motivazioni che hanno portato i quattro giudici della corte d’appello a ribaltare la condanna si basano principalmente su discrepanze tra la testimonianza della vittima e le immagini registrate dalle telecamere di sorveglianza del locale. Nella sentenza, i giudici hanno evidenziato come le dichiarazioni della querelante “differissero notevolmente” rispetto alle prove video, suggerendo una mancanza di coerenza nel racconto degli eventi. Questo aspetto ha giocato un ruolo cruciale nella decisione della corte, che ha ritenuto insufficiente la prova per sostenere l’accusa di stupro.

Redazione

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