Cosa c’è di così terribile nella Kings League? Aldo Grasso, noto critico del Corriere della Sera, ha sollevato un gran polverone con il suo articolo al vetriolo, etichettando il fenomeno come un “orrore”. Tuttavia, il web ha risposto a tono, mettendo in discussione (addirittura) la competenza e la visione di Grasso. È davvero così semplice relegare un’intera iniziativa, innovativa e di successo, a un mero gioco artificiale? La reazione del pubblico dimostra che la Kings League è molto più di quanto Grasso voglia far credere.
Un attacco frontale all’articolo di Grasso
la replica di due dei presidenti più amati della Kings League, Blur e Marza, è diventata rapidamente virale, smontando le argomentazioni dell’articolo di Grasso punto per punto. La loro incredulità rispetto alle parole del giornalista è palpabile. “Un pezzo del genere su un giornale come il Corriere? Ma è un insulto all’intelligenza dei lettori!” affermano con veemenza. L’apertura dell’articolo di Grasso, con il suo interrogativo sprezzante “Ma cos’è questo orrore?”, è stata immediatamente bollata come inadeguata e anacronistica per un critico della sua esperienza.
La regola “scandalosa” dei pareggi
Uno dei punti critici sollevati da Grasso riguarda l’assenza di pareggi, considerata da lui come la “regola più importante”. Ma Blur e Marza non ci stanno e sottolineano che il pareggio esiste, con un punto assegnato in caso di parità al termine dei tempi regolamentari, seguito da shootout. “Come può un critico di tale calibro cadere in un errore così grossolano?”, si chiedono i due celebri streamer. La loro risposta è chiara: “Definire la mancanza di pareggio come la regola più originale dimostra una profonda ignoranza del regolamento e un’approssimazione inaccettabile per chi si occupa di giornalismo“.
Successo di pubblico e sponsor
Eppure, i numeri parlano chiaro. Blur e Marza evidenziano il clamoroso successo della Kings League, con 5,57 milioni di visualizzazioni totali nella prima giornata su Twitch, YouTube e SkySport/NOW. I biglietti? Vanno a ruba, con sponsor di peso come Adidas, Fonzies e JD che investono nel progetto. Questi dati smentiscono le accuse di Grasso, che ha definito l’iniziativa “un orrore”. Ma come si può negare il successo quando i fatti dicono il contrario?
La critica al tono dell’articolo di Grasso non si fa attendere. Blur e Marza lo paragonano a un post sui social media o a un commento di un “boomer” su Instagram. Secondo i due streamer e presidenti è un affronto al giornalismo di qualità, che dovrebbe riportare i fatti in modo imparziale e lasciare al lettore la libertà di formarsi un’opinione. Un articolo che esprime un giudizio personale senza fornire spunti di riflessione costruttivi è, secondo loro, del tutto fuori luogo.
La reazione di Blur e Marza si configura come un coro di critiche verso l’articolo di Aldo Grasso. Per i due streamer si è trattato di un attacco che mette in luce una scarsa conoscenza della Kings League, pregiudizi generazionali e un approccio giornalistico superato. La Kings League non è solo un gioco, è un fenomeno culturale che sta riscrivendo le regole del calcio.