World Athletics introduce i test per determinare il sesso degli atleti | Instagram @worldathletics - alanews
Sebastian Coe, presidente della Federazione, introduce nuovi test per determinare il sesso degli atleti della World Athletics
Negli ultimi giorni, la World Athletics ha annunciato l’introduzione di test obbligatori per stabilire il sesso degli atleti, una decisione che ha suscitato un acceso dibattito a livello globale. Il presidente della Federazione, Sebastian Coe, si trova al centro di una tempesta mediatica, soprattutto dopo la sua recente sconfitta nella corsa alla presidenza del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) contro l’ex nuotatrice Kirsty Coventry. Questa mossa, che ricorda pratiche di un passato controverso, ha riacceso il dibattito sull’inclusività e sull’equità nello sport.
La World Athletics ha deciso di reintrodurre dei test per verificare la presenza del cromosoma Y nel corredo genetico degli atleti, utilizzando metodi come tamponi e Dried Blood Spot (prelievi di gocce di sangue). Questi test, già abbandonati in passato, sono stati ripristinati e verranno applicati a partire dai Campionati Mondiali di Atletica Leggera di Tokyo, previsti per settembre. Gli atleti saranno obbligati a sottoporsi a questi test una sola volta nella loro carriera, una misura che suscita interrogativi non solo sulla sua efficacia scientifica, ma anche sulle sue implicazioni etiche e morali.
Sebastian Coe ha giustificato questa decisione affermando che è fondamentale per “rispettare l’integrità dello sport femminile“. Secondo il presidente, l’obiettivo è garantire che le competizioni femminili rimangano giuste e competitive. Ha dichiarato: “Riteniamo che questo sia un modo importante per fornire fiducia e mantenere quell’attenzione assoluta sull’integrità della competizione“. Tuttavia, le sue parole sono state accolte con scetticismo da molti, che vedono in queste misure un tentativo di tornare indietro rispetto ai progressi fatti nel campo dei diritti e dell’inclusione.
Uno degli eventi che ha probabilmente influenzato la decisione di Coe è stato il controverso caso di Imane Khelif, pugile algerina che, durante le ultime Olimpiadi, è stata oggetto di accuse infondate riguardo la sua identità di genere. Nonostante le affermazioni della Federazione mondiale di pugilato (IBA), che ha condotto test segreti dimostrando la presenza del cromosoma Y, Khelif ha continuato a competere, portando a casa una medaglia d’oro. Questo caso ha messo in evidenza le ingiustizie e le discriminazioni che gli atleti possono affrontare, alimentando il dibattito sulla necessità di regole più chiare e giuste.
Inoltre, la decisione di Coe arriva in un contesto politico delicato, in cui il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha lanciato una campagna contro gli atleti trans, promuovendo leggi che limitano la loro partecipazione nelle competizioni sportive. Questo clima di tensione potrebbe aver influenzato la scelta della World Athletics, suggerendo che la federazione stia cercando di allinearsi a una narrativa più conservatrice e tradizionalista in risposta a pressioni esterne.
Le reazioni a questa decisione non si sono fatte attendere. Molti atleti, allenatori e attivisti per i diritti umani hanno espresso preoccupazione per il potenziale impatto discriminatorio di questi test. Le critiche si concentrano sulla possibilità che tali misure possano escludere atleti che non si conformano agli stereotipi di genere tradizionali, violando il principio di inclusività che dovrebbe caratterizzare lo sport. Inoltre, la validità scientifica dei test è stata messa in discussione, con esperti che avvertono che il sesso biologico è un concetto complesso e non può essere ridotto a semplici test genetici.
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