L'autopenna di Biden: la firma automatica al centro dell'attacco di Trump AP Photo/Manuel Balce Ceneta - Alanews.it
Lunedì scorso, l’ex presidente Donald Trump ha lanciato un attacco diretto contro il suo successore, Joe Biden, suscitando polemiche sulla validità di alcuni atti presidenziali, in particolare le grazie concesse negli ultimi giorni del suo mandato. Al centro di questa controversia c’è l’autopen, un dispositivo meccanico capace di riprodurre la firma di una persona con una precisione sorprendente. Sebbene questa tecnologia non sia ampiamente conosciuta, è stata utilizzata da molti presidenti americani nel corso della storia per gestire l’enorme volume di documenti da firmare quotidianamente.
L’autopen, che potrebbe sembrare un’invenzione moderna, ha radici che risalgono agli anni ’40 del secolo scorso. I primi modelli furono commercializzati nel 1942 e, da allora, hanno trovato un loro posto all’interno della Casa Bianca. Grazie a un braccio meccanico che guida una penna o una matita su un foglio, l’autopen è in grado di produrre firme che, a prima vista, sembrano scritte a mano. Tuttavia, è fondamentale notare che queste firme sono tutte identiche, il che consente di identificarle attraverso analisi più dettagliate.
Trump ha dichiarato che le grazie firmate con l’autopen siano “nulle” e ha sostenuto che Biden non fosse nemmeno a conoscenza dei documenti a cui veniva apposta la sua firma. Tuttavia, questa tesi appare debole e priva di fondamento. Non esistono prove concrete che dimostrino che le grazie siano state effettivamente firmate in questo modo, e molti esperti legali affermano che le firme autopen non invalidano necessariamente i documenti. Infatti, storicamente, l’autopen è stata utilizzata da presidenti come Harry Truman, John F. Kennedy e Ronald Reagan, senza contestazioni sulla validità delle loro firme.
La necessità di firmare un gran numero di documenti è una costante per ogni presidente statunitense. Ad esempio, Thomas Jefferson si mostrava entusiasta all’idea di utilizzare il poligrafo, un sistema che permetteva di firmare più documenti contemporaneamente. Jefferson affermava di non poter più vivere senza questo strumento, che gli consentiva di velocizzare il lavoro e di evitare le inefficienze della carta copiativa. L’autopen rappresenta, in un certo senso, l’evoluzione tecnologica di quel bisogno di efficienza che ha accompagnato i leader americani nel corso dei secoli.
Nel 2005, l’amministrazione di George W. Bush affrontò la questione se fosse legittimo firmare una legge utilizzando l’autopen. L’ufficio legale della Casa Bianca concluse che il presidente non fosse obbligato a firmare di persona, potendo delegare tale compito all’autopen. Anche se Bush alla fine scelse di non utilizzare questo metodo, dimostrando un attaccamento alla tradizione, la questione dell’autopen e della sua legittimità ha riacquistato attenzione con l’amministrazione Biden.
Trump, nel suo attacco, ha affermato di utilizzare l’autopen solo per “documenti davvero poco importanti”, ma la questione sollevata sembra destinata a non avere un seguito significativo. Esperti legali e storici concordano sulla legittimità dell’uso dell’autopen e sulla sua lunga storia all’interno della Casa Bianca. Questo episodio rappresenta più un tentativo di delegittimare l’operato di Biden che una reale preoccupazione legale, evidenziando come la politica americana continui a essere influenzata da battaglie retoriche e strategiche basate su interpretazioni contestabili della realtà.
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