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Arrestata un’altra collaboratrice di Messina Denaro. È accusata di favoreggiamento aggravato

PALERMO, 14 APR – La Dda ha arrestato Floriana Calcagno, un’insegnante di 40 anni, accusata di favoreggiamento e di inosservanza della pena dopo una relazione con il latitante. Decine di foto la ritraggono con il capomafia

Le indagini sulla latitanza di Matteo Messina Denaro, il noto capomafia siciliano, continuano a rivelare dettagli sorprendenti. Recentemente, la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Palermo ha arrestato Floriana Calcagno, un’insegnante di 40 anni, accusata di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza della pena. La Calcagno ha intrattenuto una relazione con Messina Denaro fino alla sua cattura avvenuta il 16 gennaio 2023.

L’arresto e il ruolo di Floriana Calcagno

L’arresto della Calcagno è il risultato di un’articolata indagine che ha portato alla luce il ruolo attivo della donna nel sostenere il latitante. Secondo le fonti investigative, la Calcagno avrebbe fornito assistenza al capomafia, facilitando i suoi spostamenti e la sua vita quotidiana durante la latitanza. La DDA ha ottenuto prove schiaccianti, tra cui numerose fotografie estrapolate dai sistemi di videosorveglianza, che documentano la presenza di Floriana in compagnia di Messina Denaro. Questi scatti ritraggono il padrino mentre circola tranquillamente per strada, indossando un cappello a tesa larga e un foulard rosso, simboli distintivi del suo stile.

L’operazione di arresto

L’operazione di arresto è stata eseguita dagli inquirenti palermitani, guidati dal procuratore Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, in collaborazione con i pm Piero Padova e Gianluca De Leo. La donna, identificata come Calcagno, è accusata di aver garantito a Messina Denaro non solo un sostegno logistico, ma anche una rete di protezione e supporto morale. Secondo le indagini, il suo ruolo sarebbe stato cruciale per consentire al boss di muoversi liberamente tra Campobello di Mazara, Mazara del Vallo, Tre Fontane e altre località della provincia di Trapani.

Le autorità hanno accertato che Calcagno utilizzava una vettura per effettuare trasferimenti clandestini, garantendo così a Messina Denaro di mantenere un profilo basso e di eludere le forze dell’ordine. Questo metodo di “staffetta” consentiva al noto latitante di spostarsi tra i diversi comuni senza destare sospetti, rendendo più complessa l’attività di monitoraggio da parte delle forze dell’ordine. Le indagini hanno preso avvio da segnalazioni e testimonianze che indicavano movimenti sospetti nella zona, portando gli inquirenti a focalizzarsi su una rete di collaboratori del boss.

Un sistema ben organizzato

Le autorità sottolineano come il sistema di supporto a Messina Denaro fosse ben organizzato e radicato nel territorio. L’arresto di Calcagno non rappresenta un caso isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di operazioni contro la mafia siciliana. Negli ultimi anni, sono stati intensificati i controlli e le indagini su chi fornisce assistenza ai latitanti, con l’obiettivo di disarticolare le reti di protezione che consentono ai boss mafiosi di continuare a operare dall’ombra.

Le dinamiche relazionali della latitanza

Le immagini raccolte rivelano che Messina Denaro non solo si muoveva liberamente, ma lo faceva anche in apparente tranquillità, suggerendo un certo grado di protezione e complicità da parte di chi lo circondava. L’indagine ha anche evidenziato come il capomafia riuscisse a mantenere contatti con il mondo esterno, nonostante il suo stato di latitanza, attraverso una rete di sostegno che includeva non solo la Calcagno ma anche altri affiliati e simpatizzanti.

La Calcagno, descritta come una persona di grande cultura e intelligenza, ora si trova in una situazione difficile, con accuse che potrebbero comportare pene severe. I legali della donna hanno dichiarato che la loro assistita si sta preparando a difendersi dalle accuse, ma le evidenze raccolte dalla DDA sembrano rendere la posizione della Calcagno piuttosto complicata. In questo contesto, è interessante notare come le indagini stiano rivelando non solo la figura di Messina Denaro come boss mafioso, ma anche le dinamiche relazionali che hanno permesso la sua esistenza clandestina.

Un contesto di lotta alla mafia

Le autorità stanno ora esaminando ulteriormente il materiale raccolto, che potrebbe portare a nuove scoperte riguardo alla rete di protezione che supportava Messina Denaro durante gli anni di latitanza. L’arresto della Calcagno potrebbe essere solo la punta dell’iceberg, poiché gli inquirenti sono convinti che ulteriori complici potrebbero emergere dalle indagini.

L’operazione della DDA si inserisce in un contesto più ampio di lotta alla mafia in Sicilia, dove le forze dell’ordine stanno intensificando gli sforzi per smantellare le organizzazioni mafiose e le loro reti di sostegno. Il caso di Messina Denaro, simbolo della resistenza della mafia siciliana, ha riacceso l’attenzione mediatica e pubblica sulla necessità di una vigilanza costante contro il crimine organizzato.

Redazione

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