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Bologna, un detenuto 34enne di origini albanesi evade dal carcere della Dozza

L’uomo, che si trovava in semilibertà, aveva appena subìto la revoca di questo beneficio a causa di comportamenti illeciti riscontrati durante il suo periodo di libertà controllata. A quanto si apprende, l’uomo poteva uscire e andare al lavoro ma proprio ieri avrebbe ricevuto la notifica della revoca, a causa di reati commessi durante la semilibertà

Un recente episodio ha scosso la città di Bologna, poiché un detenuto di 34 anni di origine albanese è evaso dal carcere della Dozza. Questo evento ha sollevato interrogativi significativi sulla sicurezza del penitenziario e sull’efficacia delle misure di sorveglianza. L’uomo, che si trovava in semilibertà, aveva appena subìto la revoca di questo beneficio a causa di comportamenti illeciti riscontrati durante il suo periodo di libertà controllata. A quanto si apprende, l’uomo poteva uscire e andare al lavoro ma proprio ieri avrebbe ricevuto la notifica della revoca di questo beneficio, a causa di reati commessi durante la semilibertà. L’evasione è avvenuta a fine giornata, intorno alle 22, durante un trasferimento dal reparto semilibertà all’interno del carcere, quando il detenuto è riuscito a fuggire approfittando di una porta rimasta aperta e ha fatto perdere le proprie tracce, forse scavalcando un muro. Da subito sono scattate le ricerche da parte della polizia penitenziaria e altre forze dell’ordine.

Circostanze dell’evasione

Secondo fonti interne, il detenuto potrebbe aver scavalcato un muro per allontanarsi dalla struttura. Le autorità penitenziarie hanno immediatamente attivato le ricerche, coinvolgendo anche altre forze dell’ordine. Le operazioni di ricerca si sono concentrate in particolare in tutta la zona intorno al carcere, nelle vie circostanti, come via Ferrarese, via della Dozza e via del Gomito, dove pattuglie hanno ispezionato vari condomini alla ricerca del fuggitivo. Cittadini raccontano infatti di pattuglie che sono entrate nei condomini per ispezionare cantine, garage e anche qualche appartamento, sospettando che l’evaso potesse essersi nascosto lì, poco lontano dal carcere, in attesa poi di proseguire la fuga.

Preoccupazioni sulla sicurezza

Questo evento ha riacceso il dibattito sulla carenza di personale nella polizia penitenziaria. Il sindacato Sappe ha espresso preoccupazione per la sicurezza all’interno delle carceri italiane. Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, e Francesco Campobasso, segretario nazionale del sindacato, hanno sottolineato che attualmente mancano circa 4.000 agenti nel sistema penitenziario italiano, compromettendo la vigilanza e la gestione delle strutture. I due hanno anche evidenziato l’importanza di riaprire le scuole di formazione per il personale di polizia penitenziaria, chiuse in passato, “dopo che tre sono state dismesse negli anni passati da scelte politiche sbagliate”.

Riflessioni sul sistema di semilibertà

La revoca della semilibertà per il detenuto albanese era stata motivata da reati commessi durante il suo periodo di semilibertà. Questo aspetto mette in luce una problematica più ampia riguardante il monitoraggio e la gestione dei detenuti in semilibertà. Sebbene questo sistema sia pensato per favorire il reinserimento sociale, può presentare rischi significativi se non sorvegliato adeguatamente.

Le forze dell’ordine continuano le ricerche, nonostante la situazione rimanga tesa. I cittadini della zona hanno riportato un’intensificazione delle pattuglie, con la polizia che ha effettuato controlli approfonditi nei dintorni del carcere. La fuga del detenuto rappresenta non solo un caso di evasione, ma un campanello d’allarme per il sistema penitenziario, spingendo a interrogarsi sulla necessità di riforme e potenziamenti nelle strutture di sicurezza.

Redazione

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