Prato, 08 apr – La procura ha emesso quattro avvisi di garanzia e un decreto di ispezione, perquisizione e sequestro per quattro dipendenti dell’Eni, coinvolti nell’esplosione del deposito di Calenzano avvenuta il 9 dicembre scorso. Gli indagati sono accusati di aver effettuato scarichi non autorizzati di acque reflue nel fosso Tomerello, superando i limiti di idrocarburi consentiti
L’indagine avviata dalla Procura di Prato ha portato all’emissione di quattro avvisi di garanzia nei confronti di dirigenti dell’Eni, coinvolti in un caso che ha scosso la comunità di Calenzano. L’episodio in questione è l’esplosione del 9 dicembre scorso presso il deposito dell’azienda, che ha sollevato preoccupazioni non solo per la sicurezza dei cittadini, ma anche per l’impatto ambientale delle operazioni della compagnia petrolifera. In particolare, l’attenzione si è concentrata sugli scarichi abusivi di acque reflue nel fosso Tomerello, un corso d’acqua fondamentale per l’ecosistema locale.
Le accuse contro i dirigenti dell’Eni
Le indagini hanno rivelato che i dirigenti, già sotto esame per l’esplosione, sono accusati di aver autorizzato scarichi non autorizzati di liquidi industriali. Secondo la Procura, avrebbero utilizzato un bypass per collegare la vasca di fine trattamento del ciclo di depurazione al fosso, consentendo il rilascio di acque reflue con concentrazioni di idrocarburi superiori ai limiti di legge. Queste pratiche illecite non solo violano le normative vigenti, ma pongono seri interrogativi sulla gestione ambientale da parte dell’Eni e sulla vigilanza delle autorità competenti.
Il procuratore capo Luca Tescaroli ha sottolineato come le indagini siano state condotte con la massima cautela, cercando di raccogliere ogni elemento utile a chiarire la situazione. Le persone coinvolte sono Patrizia Boschetti, Luigi Cullurà, Emanuela Proietti e Marco Bini, tutti dirigenti di Eni con ruoli chiave nella gestione ambientale.
A questo punto, la procura ha avviato una consulenza tecnica per valutare le eventuali conseguenze ambientali degli sversamenti, cercando di comprendere se vi sia stato inquinamento delle acque sotterranee e dei corsi d’acqua circostanti il deposito. La richiesta di perquisizione ha interessato non solo il deposito di Calenzano, ma anche altre sedi di Eni Spa, con l’obiettivo di raccogliere documentazione e prove che possano chiarire la situazione.
Preoccupazioni per la salute pubblica e l’ambiente
L’episodio ha suscitato allarme tra i residenti di Calenzano e le associazioni ambientaliste, che temono per la salute pubblica e l’integrità degli ecosistemi locali. I fossi e i corsi d’acqua, come il Tomerello, sono essenziali per la biodiversità e la potabilità delle acque. La contaminazione da idrocarburi può avere effetti devastanti sulla flora e fauna locali, oltre a compromettere le risorse idriche destinate all’uso umano.
La risposta delle autorità e le prospettive future
In seguito agli sviluppi, la Procura ha emesso un decreto di ispezione, perquisizione e sequestro, evidenziando la serietà delle accuse e la determinazione delle autorità nel fare chiarezza sulla vicenda. Le operazioni di controllo sono state avviate per raccogliere ulteriori prove e documentazione a sostegno dell’inchiesta in corso.
Il coinvolgimento di esperti e consulenti tecnici, inclusi rappresentanti dell’Asl Toscana Centro e dei Carabinieri, dimostra l’importanza di un approccio multidisciplinare per affrontare le problematiche legate all’inquinamento e alla sicurezza.