Roma – 11 aprile: Introduzione di colloqui intimi in carcere, con durata massima di due ore. Disponibili solo per coniugi o conviventi. Le nuove linee guida prevedono sorveglianza esterna e ispezioni prima e dopo gli incontri
L’introduzione di colloqui intimi tra detenuti e i loro partner rappresenta un passo significativo nel sistema penitenziario italiano. Con regolamenti specifici, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), guidato da Lina Di Domenico, ha stabilito che i detenuti potranno incontrare i loro coniugi o compagni stabili per un massimo di due ore. Questa iniziativa non solo mira a garantire il benessere psicologico dei detenuti, ma anche a facilitare il loro reinserimento nella società al termine della pena, un aspetto spesso trascurato in passato.
L’importanza dei legami affettivi
Le nuove linee guida sono state accolte positivamente da diverse associazioni per i diritti dei detenuti, che evidenziano come mantenere legami affettivi durante la detenzione sia cruciale. Infatti, questi rapporti possono contribuire al benessere emotivo dei detenuti e, di conseguenza, ridurre i conflitti all’interno delle carceri. Tuttavia, l’introduzione di colloqui intimi solleva interrogativi sulla gestione della sicurezza nelle strutture penitenziarie.
Misure di sicurezza e intimità
Le stanze destinate ai colloqui intimi saranno arredate con un letto e servizi igienici, creando un ambiente più confortevole rispetto ai tradizionali colloqui visivi. Tuttavia, una delle decisioni più controverse è quella di non permettere la chiusura della porta dall’interno. Questo implica che, sebbene i detenuti possano godere di momenti di intimità, la sorveglianza da parte del personale di polizia penitenziaria rimarrà costante. Gli agenti monitoreranno gli incontri e condurranno ispezioni prima e dopo il colloquio, suscitando preoccupazioni riguardo alla vera intimità che i detenuti possono sperimentare.
Le nuove linee guida
Le linee guida, informa il Dap, fissano “una disciplina volta a stabilire termini e modalità di esplicazione del diritto all’affettività, individuare i destinatari, interni ed esterni, per la concessione di colloqui intimi, fissare il loro numero, la loro durata, la loro frequenza, con la conseguente determinazione delle misure organizzative interne”. L’obiettivo è “garantire alle persone detenute l’esercizio del diritto all’affettività in carcere, come previsto dalla sentenza della Corte Costituzionale 10/2024”.
Da una ricognizione effettuata dal Dipartimento su dati aggiornati a fine dicembre 2024, la platea di potenziali beneficiari è di quasi 17mila detenuti. Sono esclusi quelli sottoposti a regimi detentivi speciali previsti dagli articoli 41-bis e 14-bis dell’Ordinamento penitenziario (per ragioni di sicurezza o esigenze di mantenimento dell’ordine e della disciplina), quelli che hanno usufruito almeno di un permesso nell’anno di riferimento e quelli che hanno commesso almeno una infrazione disciplinare (che non potranno usufruirne prima di un periodo non inferiore a sei mesi). In ogni caso non possono accedere al beneficio i detenuti sorpresi con sostanze stupefacenti, telefoni cellulari od oggetti atti a offendere