Il Consiglio dei Ministri approva un decreto legge per il contrasto dell’immigrazione irregolare, trasferendo migranti in Albania. Riforma della cittadinanza italiana: accesso limitato a chi ha nonni italiani, esclusi bisnonni. Tajani annuncia controlli più severi per le domande.
Il recente decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri italiano rappresenta un passo significativo nella gestione dell’immigrazione irregolare nel Paese. Con l’intento di affrontare la crescente pressione migratoria nel Mediterraneo, il governo ha introdotto misure urgenti che includono la possibilità di trasferire migranti irregolari, attualmente ospitati nei Centri di Permanenza per i Rimpatri (Cpr) in Italia, verso una nuova struttura in Albania. Questo provvedimento mira a migliorare l’accoglienza e il rimpatrio di coloro che non hanno diritto di soggiorno in Italia.
La nuova struttura in Albania
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha confermato che il nuovo Cpr, situato a Gjader, sarà operativo a breve. La struttura avrà la responsabilità di accogliere migranti già destinatari di un decreto di espulsione, convalidato da un magistrato. Queste misure si inseriscono in una strategia più ampia per affrontare la pressione migratoria e garantire una gestione efficiente delle risorse. È importante notare che il trasferimento di migranti dall’Italia all’Albania non richiederà nuove risorse finanziarie, poiché il centro è già stato realizzato. Gli obiettivi principali includono:
- Riattivazione rapida della struttura.
- Mantenimento delle funzioni esistenti.
- Garanzia di un trattamento dignitoso per i migranti.
Piantedosi ha sottolineato che “il titolo e la disciplina di trattenimento non cambiano”, evidenziando l’importanza di seguire le normative vigenti.
Riforma della cittadinanza italiana
In aggiunta al decreto sull’immigrazione, il Consiglio dei Ministri ha approvato una riforma significativa riguardante l’accesso alla cittadinanza italiana. Questa modifica, sostenuta dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, introduce un limite generazionale alle richieste di cittadinanza basate sul principio dello ius sanguinis. Da ora in avanti, potranno ottenere la cittadinanza solo coloro che hanno almeno un nonno italiano, escludendo richieste basate su antenati più lontani.
Tajani ha espresso preoccupazione per gli abusi verificatisi in passato, con un numero elevato di richieste, in particolare dal Sud America, che sfruttavano la legge precedente. Ha affermato: “Essere cittadini italiani è una cosa seria”, evidenziando la necessità di rafforzare il legame tra i nuovi cittadini e il Paese.
Maggiore attenzione ai controlli
La riforma prevede controlli più severi sui documenti presentati per la richiesta di cittadinanza. Gli obiettivi principali includono:
- Prevenzione di frodi.
- Garanzia che la concessione della cittadinanza avvenga solo per chi ha un reale legame con l’Italia.
- Aumento delle spese per ottenere la cittadinanza, che potrebbe arrivare fino a 700 euro.
Questo aumento è giustificato dalla necessità di alleggerire il carico di lavoro degli enti locali e dei tribunali, specialmente nei piccoli comuni.
Un quadro complesso
Le misure adottate si inseriscono in un contesto di crescente preoccupazione per l’immigrazione irregolare in Europa. La crisi umanitaria nel Mediterraneo ha spinto i governi a trovare soluzioni rapide ed efficaci. L’Italia, come paese di primo approdo per molti migranti, affronta sfide significative non solo nella gestione dei flussi migratori, ma anche in termini di sicurezza e integrazione sociale.
La decisione di trasferire migranti in Albania ha suscitato reazioni miste. Mentre alcuni la considerano un passo necessario, altri esprimono preoccupazioni riguardo ai diritti dei migranti e alle condizioni di vita nelle strutture di accoglienza. È fondamentale che il governo italiano stabilisca meccanismi di monitoraggio per garantire il rispetto dei diritti umani.
Dialogo con l’Unione Europea
Infine, Piantedosi ha sottolineato che il trasferimento dei migranti in Albania avverrà in collaborazione con l’Unione Europea. Ha affermato: “Un’interlocuzione con l’Unione Europea è prassi che si faccia”, evidenziando come la Commissione europea abbia già dato il via libera a questa iniziativa. Questo dialogo è cruciale per garantire che le misure siano in linea con le normative europee e per assicurare un approccio coordinato alla gestione dell’immigrazione.