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Che impatto potrebbero avere i dazi imposti da Donald Trump su acciaio e alluminio?

L’11 marzo 2025 è stato un giorno cruciale per le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Unione Europea, a causa dell’entrata in vigore di dazi al 25% imposti dall’amministrazione Trump su acciaio e alluminio provenienti dall’estero. Queste misure non si limitano ai metalli in sé, ma si estendono a una varietà di prodotti contenenti acciaio e alluminio, come articoli di uso quotidiano, tra cui biciclette, mobili e condizionatori d’aria. L’effetto immediato di queste tariffe si traduce in tensioni commerciali già palpabili, con l’Unione Europea pronta a rispondere con dazi su beni statunitensi per un valore complessivo di 26 miliardi di dollari.

La storia dei dazi sull’acciaio e alluminio

Durante il primo mandato di Trump, erano già stati imposti dazi su acciaio e alluminio, sebbene a tassi differenti: il dazio sull’alluminio era fissato al 10% e non comprendeva prodotti derivati. Tuttavia, l’amministrazione Biden aveva successivamente revocato tali misure per alcuni alleati, compresa l’Unione Europea, nel tentativo di ricostruire le relazioni commerciali danneggiate.

Secondo i dati forniti dal Dipartimento del Commercio statunitense, nel 2024 gli Stati Uniti hanno importato acciaio e ferro per un valore di circa 31 miliardi di euro e alluminio per 27 miliardi di euro. Canada e Messico si confermano come i principali fornitori, seguiti dall’Unione Europea. Questa dipendenza dall’importazione di metalli critici per l’industria statunitense rende la questione dei dazi ancora più complessa, poiché un incremento dei costi potrebbe riflettersi negativamente sulla competitività delle aziende americane.

Le contromisure dell’Unione Europea

In risposta ai dazi americani, la Commissione Europea ha annunciato misure di ritorsione che entreranno in vigore a partire dal 1° aprile 2025. Questi dazi riguarderanno inizialmente prodotti statunitensi per un valore di 8 miliardi di dollari, includendo articoli noti come moto Harley-Davidson, jeans e bourbon whiskey. Una seconda fase delle contromisure, che avrà un impatto su merci per un valore di 18 miliardi di dollari, è attesa a metà aprile e dovrà essere approvata dagli Stati membri.

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito i dazi americani “tasse” che interrompono le catene di approvvigionamento e creano incertezze economiche. Questa posizione riflette le preoccupazioni diffuse riguardo agli effetti dei dazi sull’occupazione e sulla prosperità economica in entrambe le sponde dell’Atlantico.

Effetti economici e politici dei dazi

L’introduzione di dazi al 25% sull’acciaio e sull’alluminio potrebbe avere ripercussioni significative sull’economia statunitense. Le aziende americane che fanno affidamento su questi materiali per la produzione potrebbero affrontare un incremento dei costi di produzione, che potrebbe tradursi in prezzi più elevati per i consumatori. Secondo un’analisi condotta da Business Europe, le politiche protezionistiche tendono a danneggiare l’occupazione e la crescita economica, generando una “perdita netta per tutti”.

Inoltre, l’incertezza generata dai dazi ha già avuto un impatto visibile sui mercati finanziari, con indici di borsa che hanno registrato cali significativi. Gli investitori, preoccupati per le possibili ripercussioni della guerra commerciale, hanno mostrato segni di nervosismo, evidenziando come le politiche di Trump possano innescare una spirale di reazioni negative nel mercato globale.

Prospettive future

Con l’aumento dei dazi e le contromisure in atto, è difficile prevedere come evolverà la situazione. Ci sono segnali che suggeriscono la necessità di una trattativa, poiché le conseguenze economiche di una guerra commerciale prolungata potrebbero risultare dannose per entrambe le parti. Le istituzioni europee sembrano pronte a mantenere una posizione ferma, ma la necessità di dialogo è evidente.

Secondo esperti di commercio internazionale, la chiave per una risoluzione duratura risiede nella capacità di entrambe le parti di riconoscere che il protezionismo non è una soluzione sostenibile nel lungo termine. La globalizzazione ha reso i mercati interconnessi e le politiche commerciali devono riflettere questa realtà per garantire una crescita economica armoniosa e duratura.

Redazione

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