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Chef Mori contro le chiacchiere a 100 € di Iginio Massari: “Racconta bugie”

Nel mondo della gastronomia, i prezzi dei prodotti alimentari possono suscitare dibattiti accesi e controversie. Recentemente, il noto chef e pasticcere Iginio Massari ha attirato l’attenzione con il prezzo delle sue chiacchiere, dolci tipici del Carnevale, che possono arrivare a costare anche 100 euro al chilo. Questa cifra ha scatenato una reazione forte da parte di un altro chef, Guido Mori, il quale ha espresso le sue perplessità riguardo a questa pratica commerciale durante un intervento a Newzgen, la trasmissione di Newsby che può essere seguita in diretta su YouTube e Twitch dal lunedì al venerdì a partire dalle 14:30.

La posizione di chef Mori

Chef Mori ha spiegato che la sua critica è scaturita da una riflessione sul food cost, ovvero il costo delle materie prime e della produzione. Secondo i suoi calcoli, il costo delle chiacchiere varia tra i 9 e i 13 euro al chilo. A questo, si devono aggiungere i costi operativi, ma ciò non giustificherebbe un prezzo finale che può superare i 100 euro. La sua affermazione è chiara: “Il costo finale delle chiacchiere in Italia, comunque, va dai 25 euro del sud ai 50 circa nel centro-nord. I restanti 50 euro sono dovuti al faccione di Iginio Massari. Diventa, quindi, una griffe, e non un alimento. Ma i cibi non sono oggetti di moda”.

Mori non si è limitato a contestare il prezzo, ma ha anche messo in discussione la narrativa di Massari, che attribuisce l’aumento dei costi all’inflazione e alla qualità degli ingredienti utilizzati. “Lui sta raccontando una balla“, ha affermato, evidenziando una disonestà percepita nella comunicazione del prezzo dei suoi dolci.

Il significato di “griffe” e il cibo come status symbol

La questione del prezzo delle chiacchiere si inserisce in un contesto più ampio, quello della moda e dello status sociale. Mori sostiene che la strategia di marketing di Massari rappresenti una forma di elitismo gastronomico, dove il cibo viene trasformato in un oggetto di consumo ostentato piuttosto che in un alimento accessibile a tutti. Questo fenomeno è emblematico di una società che tende a misurare il valore delle persone attraverso gli oggetti che possiedono. Mori ha dichiarato: “Se ho un Rolex sono un imprenditore di successo, se ho la cintura di Gucci sono ricco, e allo stesso modo se compro le chiacchiere di Massari sono una persona benestante”, evidenziando come il cibo possa diventare un simbolo di status sociale.

La critica alla mancanza di strumenti di lettura critica

Mori ha anche sollevato un punto cruciale riguardo alla mancanza di strumenti critici nella società contemporanea. “Viviamo in una società ferale in cui tutti dicono di farsi i fatti propri”, ha affermato, richiamando l’attenzione sulla necessità di sviluppare una consapevolezza critica nei confronti del consumo alimentare. Secondo lui, le persone dovrebbero essere in grado di analizzare e valutare la qualità e il costo dei prodotti alimentari, piuttosto che accettare passivamente le affermazioni dei grandi nomi del settore.

L’assenza di una cultura critica porta a una condizione in cui l’opinione di un esperto, come Massari, diventa legge: “Il punto della società odierna è ‘l’ipse dixit‘, ovvero ‘l’ha detto lui, quindi va bene'”, ha spiegato. Questo atteggiamento può generare una dipendenza dalle opinioni di figure autorevoli, portando a una perdita di indipendenza di pensiero.

La lotta per un futuro più democratico in cucina

Mori ha continuato il suo discorso, spostando l’attenzione su un tema più ampio: la necessità di un cambiamento nel mondo della gastronomia. “Massari con la sua affermazione è l’esempio lampante di come veniamo presi in giro. È ora di cambiare”, ha sottolineato, evidenziando un desiderio di democratizzare l’accesso al cibo e di promuovere una cucina che non sia solamente elitista, ma aperta a tutti.

Il suo intervento non è solo una critica al prezzo delle chiacchiere, ma un invito a riconsiderare il nostro rapporto con il cibo e a riflettere sulle pratiche di consumo. La cucina, secondo Mori, dovrebbe essere un luogo di inclusione e accessibilità, piuttosto che un’opportunità per la creazione di status attraverso il consumo di beni di lusso.

Redazione

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