Francesco Schettino | EPA/MAURIZIO DEGL'INNOCENTI - alanews.it
L’ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, come riferisce l’adnkronos, se dovesse ottenere la semilibertà dai giudici del tribunale di Sorveglianza di Roma, potrebbe uscire dal carcere di Rebibbia per andare a lavorare in Vaticano
L’ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, come riferisce l’adnkronos, se dovesse ottenere la semilibertà dai giudici del tribunale di Sorveglianza di Roma potrebbe uscire dal carcere di Rebibbia per andare a lavorare in Vaticano. E questo avverrebbe attraverso l’associazione “Seconda Chance”. Schettino andrebbe ad occuparsi della digitalizzazione di documenti e testi sacri per il Vaticano. L’udienza, che era fissata per oggi, è stata rimandata al prossimo 8 aprile a causa di un cambio di relatore e poiché il nuovo giudice necessita di tempo per esaminare il fascicolo.
Il comandante Francesco Schettino, noto per il naufragio della Costa Concordia avvenuto nel gennaio del 2012, si trova ora di fronte a una possibile svolta nella sua vita. Dopo aver scontato una pena detentiva, Schettino potrebbe avere l’opportunità di reinserirsi nella società attraverso un progetto di digitalizzazione di documenti per il Vaticano, grazie all’associazione “Seconda Chance”. Ma qual è la sua attuale situazione? E quali le implicazioni del suo possibile reinserimento? Proviamo ad analizzarle tenendo presente anche il contesto più ampio di come i detenuti possano trovare una nuova vita dopo esperienze traumatiche.
Il naufragio della Costa Concordia, avvenuto nella notte tra il 13 e il 14 gennaio del 2012, ha rappresentato una delle tragedie marittime più gravi della storia recente. La nave da crociera, che trasportava oltre 4.200 persone, si incagliò vicino all’isola del Giglio, causando la morte di 32 persone. Francesco Schettino, comandante della nave, è stato accusato di omicidio colposo, naufragio e abbandono della nave. Nel 2015 arrivò la condanna a 16 anni di carcere, confermata poi anche dalla Corte d’Appello di Firenze. La sentenza divenne definitiva il 12 maggio del 2017, quando la Corte di Cassazione italiana confermò la condanna.
Il naufragio ha suscitato un’ampia discussione sui temi della sicurezza marittima, della responsabilità del comandante e del comportamento in situazioni di emergenza. Gli esiti del processo hanno anche portato a cambiamenti nelle regolamentazioni delle compagnie di navigazione, con un focus rinnovato sulla formazione del personale e sulle procedure di evacuazione.
Francesco Schettino ha trascorso diversi anni nel carcere di Rebibbia, a Roma. Durante il suo periodo di detenzione, ha già lavorato nella digitalizzazione dei documenti, un’attività che ha svolto anche in ambito giudiziario e nella quale ha accumulato esperienza. Il suo legale difensore, l’avvocato Paola Astarita, ha rivelato infatti ad adnkronos che da cinque anni Schettino si è già occupato della digitalizzazione dei documenti relativi alla strage di Ustica e a quella di via Fani a Roma relativa al sequestro e all’omicidio di Aldo Moro, guadagnando riconoscimenti per il suo lavoro e il suo impegno.
L’associazione “Seconda Chance”, a cui l’avvocato di Schettino ha presentato richiesta, si dedica al reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro, collaborando con istituzioni come il Vaticano. La Fabbrica di San Pietro, che gestisce il patrimonio culturale e storico della Santa Sede, ha espresso interesse per il progetto di digitalizzazione di testi sacri, aprendo così a Schettino una possibile nuova strada professionale.
La richiesta di semilibertà presentata dall’avvocato Astarita doveva essere discussa in un’udienza presso il tribunale di Sorveglianza di Roma. Tuttavia, è stata rinviata all’8 aprile, poiché il relatore è cambiato e il nuovo giudice ha bisogno di tempo per esaminare il fascicolo. Il sistema penale italiano prevede che i detenuti possano richiedere misure alternative alla detenzione, come la semilibertà, dopo aver scontato una parte della pena. In questo contesto, la possibilità di lavorare per il Vaticano rappresenterebbe un’opportunità unica per Schettino di dimostrare il suo desiderio di riabilitazione e di reinserimento nella società.
L’eventuale reinserimento di Francesco Schettino nel mondo del lavoro attraverso un progetto con il Vaticano rappresenta un caso emblematico di come le persone possano ricostruire le proprie vite anche dopo aver affrontato gravi difficoltà. La sfida principale rimane quella di superare lo stigma sociale associato alla detenzione e alla condanna. Tuttavia, iniziative come quelle promosse dall’associazione “Seconda Chance” dimostrano che è possibile creare un ponte tra il passato e un futuro migliore.
La storia di Schettino, quindi, non solo sarebbe una questione di giustizia, ma anche di riabilitazione e speranza. Attraverso il suo possibile lavoro con la Fabbrica di San Pietro, egli potrebbe non solo contribuire a un importante progetto culturale, ma anche rappresentare un simbolo di come il cambiamento sia possibile, anche dopo le esperienze più difficili.
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