Femminicidio, un problema profondo nella società, emerge dal caso di Sara Campanella. Gino Cecchettin esprime solidarietà alla famiglia della vittima e sottolinea l’importanza di combattere lo stalking, spesso sottovalutato. La cultura contro la violenza è fondamentale: serve tempo e impegno collettivo per un vero cambiamento.
Gino Cecchettin, noto per la sua battaglia contro la violenza di genere, si è espresso con grande intensità sulla tragica vicenda di Sara Campanella, vittima di femminicidio. In un’intervista a Repubblica, ha messo in luce l’importanza di affrontare il tema dello stalking, un fenomeno spesso sottovalutato che può avere conseguenze devastanti. Cecchettin, che ha vissuto sulla propria pelle il dolore per la perdita della figlia Giulia, si avvicina alla vicenda di Sara con profonda empatia, sottolineando la necessità di una maggiore consapevolezza sociale riguardo alla violenza che permea la nostra società.
La violenza di genere e il rifiuto
Cecchettin evidenzia come la violenza di genere si manifesti in forme subdole e come il rifiuto da parte delle donne possa scatenare reazioni violente. “Abbiamo generazioni di uomini che non accettano il rifiuto”, afferma, richiamando l’attenzione sul fatto che nel caso di Sara, l’aggressore non aveva nemmeno avuto una relazione con la vittima. Qui, il stalking emerge come un passo cruciale verso il femminicidio, un comportamento che non deve essere sottovalutato.
Critiche al sistema giuridico
Un altro aspetto fondamentale della sua analisi riguarda le lacune del sistema giuridico. Cecchettin denuncia che, nel caso dell’aggressore di Giulia, l’aggravante di atti persecutori non è stata riconosciuta. “La mancanza di libertà e di fiducia non è amore”, sottolinea, evidenziando l’importanza di educare la società a riconoscere i segnali di allerta e a prestare attenzione alla pericolosità di tali comportamenti.
La necessità di un cambiamento culturale
Cecchettin è convinto che sia fondamentale “far cultura” sul tema della violenza di genere. Incoraggia le donne a cogliere i segnali di comportamenti abusivi e a comprendere che la ripetizione di richieste inopportune rappresenta una lesione della libertà personale. La lotta contro la violenza di genere richiede un impegno collettivo, e Cecchettin afferma che “servono anni e l’impegno di tanti” per affrontare un fenomeno così radicato.
Cecchettin si sofferma poi sul femminicidio, esprimendo la speranza che le istituzioni possano implementare misure più efficaci per proteggere le donne e prevenire la violenza di genere. È convinto che il suo team legale stia facendo progressi, ma riconosce che c’è ancora molto da fare. La battaglia contro la violenza di genere è una sfida che richiede consapevolezza, educazione e un cambiamento culturale profondo.