Il decennio più caldo della Terra: livelli di CO2 al massimo storico. Un ghiacciaio in scioglimento | Pixabay @JoshuaWoroniecki - alanews.it
Secondo un rapporto dell’Onu. Gli oceani e i ghiacciai mostrano segni allarmanti di riscaldamento
L’ultimo decennio è stato il più caldo mai registrato sulla Terra, con livelli di CO2 ai massimi storici di 800.000 anni, secondo un rapporto dell’Onu. Gli oceani e i ghiacciai mostrano segni allarmanti di riscaldamento. António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, invita i leader a limitare l’aumento della temperatura a 1,5°C. Il riscaldamento globale ha portato a eventi meteorologici estremi, con un aumento significativo delle crisi alimentari e dei danni economici.
Negli ultimi dieci anni, il nostro pianeta ha vissuto un riscaldamento senza precedenti. Il rapporto annuale dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM) non lascia spazio a dubbi: il decennio appena trascorso è stato il più caldo mai registrato, con il 2024 che si è attestato come l’anno più caldo in assoluto. I livelli di anidride carbonica nell’atmosfera hanno toccato un massimo che non si vedeva da 800.000 anni, un dato che fa riflettere profondamente su come l’umanità stia influenzando il clima terrestre.
Il rapporto dell’OMM evidenzia segnali allarmanti: gli oceani raggiungono temperature record, il livello del mare continua a salire e i ghiacciai si ritirano a una velocità devastante. António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, ha descritto la situazione con parole forti: “Il nostro pianeta sta emettendo più segnali di allerta”. Questo è un avvertimento che non possiamo più ignorare. Tuttavia, Guterres ha sottolineato che l’obiettivo di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi Celsius è ancora possibile, a condizione che i leader mondiali agiscano con determinazione.
Il riscaldamento globale è attribuito principalmente all’attività umana, in particolare all’uso di combustibili fossili come carbone, petrolio e gas. Sebbene ci sia stata una certa influenza del fenomeno naturale di El Niño, che si è manifestato nel giugno 2023, è chiaro che le azioni umane sono il motore principale di questa crisi. Durante il periodo di El Niño, il mondo ha superato il limite di 1,5 gradi, sebbene per un solo anno. Gli scienziati avvertono che la vera sfida è mantenere il pianeta al di sotto di questo livello di riscaldamento nel lungo termine.
Il riscaldamento globale non è solo una questione di temperature elevate; porta con sé eventi meteorologici estremi che hanno causato il più alto livello di sfollamenti in 16 anni. Nel 2024 sono stati registrati almeno 151 eventi meteorologici estremi “senza precedenti”, contribuendo a crisi alimentari sempre più gravi e causando enormi perdite economiche. Celeste Saulo, Segretario Generale dell’OMM, ha avvertito: “È un campanello d’allarme che stiamo aumentando i rischi per le nostre vite, le nostre economie e il pianeta”.
L’attivismo climatico sta crescendo, e figure come Vanessa Nakate, attivista ugandese, avvertono che “più a lungo ritardiamo la riduzione delle emissioni, peggio sarà”. Nakate sottolinea che l’abbandono dei combustibili fossili non è una scelta, ma una risposta urgente a una crisi che si svolge davanti ai nostri occhi. La necessità di un cambiamento radicale è ora più chiara che mai, mentre il tempo per agire si sta esaurendo.
La crisi climatica è una questione che riguarda tutti noi, un problema globale che richiede una risposta collettiva. Solo attraverso la consapevolezza, l’azione e la responsabilità possiamo sperare di invertire questa tendenza e garantire un futuro sostenibile per le prossime generazioni.
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