La recente proposta di Vladimir Putin riguardante l’istituzione di un’amministrazione transitoria in Ucraina, sotto l’egida delle Nazioni Unite, ha ricevuto un’immediata e netta bocciatura da parte della Casa Bianca. Un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti ha sottolineato che la legittimità del governo ucraino è determinata dalla sua Costituzione e dal consenso dei suoi cittadini. Questa dichiarazione evidenzia la posizione ferma degli Stati Uniti rispetto alla sovranità dell’Ucraina e alla sua autonomia politica.
La proposta di Putin
Il presidente russo ha recentemente avanzato l’idea di un’amministrazione transitoria in Ucraina, suggerendo che sarebbe necessaria per organizzare elezioni presidenziali che potessero essere considerate “democratiche”. Questa proposta si inserisce nel contesto di un conflitto protratto che ha visto l’Ucraina resistere all’invasione russa, iniziata nel febbraio del 2022. La strategia di Putin sembra mirare a minare la legittimità del governo di Kiev e a cercare una via di uscita diplomatica dal conflitto, ma non senza controversie e opposizioni.
La risposta della Casa Bianca
Il portavoce della Casa Bianca ha dichiarato chiaramente che il governo ucraino è legittimo e che la sua sovranità non può essere messa in discussione. Secondo quanto riportato da fonti affidabili come NBC e Reuters, questa posizione degli Stati Uniti si allinea con il riconoscimento internazionale della legittimità del governo di Kiev, lasciando intendere che ogni tentativo di riformare l’amministrazione ucraina senza il consenso del suo popolo sarebbe inaccettabile. La Casa Bianca ha quindi ribadito il proprio supporto all’Ucraina, confermando l’impegno nella difesa della sua integrità territoriale.
La posizione dell’ONU
Sull’argomento è intervenuto anche il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, il quale ha dichiarato che “l’Ucraina ha un governo legittimo e questo deve essere rispettato”. Guterres ha ulteriormente chiarito che, al momento, le Nazioni Unite non sono coinvolte nei negoziati relativi al conflitto in corso, in particolare per quanto riguarda le questioni legate al Mar Nero. Questa posizione sottolinea la difficoltà di trovare un consenso internazionale su come procedere nel conflitto e la complessità delle dinamiche geopolitiche attuali.