La situazione nella Striscia di Gaza è diventata sempre più critica dal 2 marzo 2025, quando non è entrato alcun aiuto umanitario nel territorio. Questa realtà è stata evidenziata da Juliette Touma, direttrice della comunicazione dell’UNRWA, durante una conferenza stampa a Bruxelles. L’assenza di rifornimenti essenziali, come cibo, acqua e medicine, ha portato a definire questo periodo come “l’assedio più lungo” che i gazesi abbiano mai dovuto affrontare dall’inizio del conflitto.
Touma ha descritto la situazione attuale come insostenibile, sottolineando che “tutto questo minaccia la vita e la sopravvivenza dei civili”. Le sue parole risuonano come un campanello d’allarme, evidenziando la crescente disperazione della popolazione. “La gente è assolutamente esausta”, ha aggiunto, richiamando l’attenzione sulla condizione di affaticamento e stress che colpisce ogni aspetto della vita quotidiana dei gazesi.
La crisi umanitaria
Negli ultimi mesi, la Striscia di Gaza ha vissuto un’escalation di violenze e conflitti, mettendo a dura prova le fragili infrastrutture locali. Prima del 2 marzo, le operazioni umanitarie erano già compromesse, ma ora la situazione è divenuta catastrofica. Senza l’arrivo di rifornimenti, la disponibilità di beni di prima necessità è ai minimi storici. Le famiglie si trovano a fronteggiare l’incertezza su ciò che mangiano e sulle cure mediche di cui hanno bisogno, creando un clima di paura e impotenza.
Le conseguenze della mancanza di aiuti umanitari non sono solo logistiche, ma hanno ripercussioni dirette sulla salute pubblica. Le strutture sanitarie, già in crisi per la scarsità di forniture e personale, devono ora gestire un’emergenza sanitaria che può esplodere in qualsiasi momento. Le principali problematiche includono:
- Malattie infettive;
- Malnutrizione;
- Condizioni mediche critiche che colpiscono in modo devastante la popolazione, soprattutto i bambini e gli anziani.