L'emiciclo di Bruxelles del Parlamento europeo | Photo by Ash Crow licensed under CC BY-SA 3.0 (https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/) - Alanews.it
Il piano “ReArm Europe”, presentato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, il 4 marzo 2025, segna una svolta cruciale per la difesa europea. Con l’approvazione del Parlamento Europeo, avvenuta il 12 marzo con 419 voti favorevoli, 204 contrari e 46 astensioni, si delineano nuovi orizzonti per la sicurezza dell’Unione Europea (UE) in un contesto internazionale sempre più complesso. Questo piano ambizioso prevede investimenti significativi per garantire una maggiore sicurezza collettiva.
Il piano ReArm Europe si propone di investire circa 800 miliardi di euro nella difesa europea. Tra le misure previste, vi è la possibilità per i 27 Stati membri di contrarre prestiti fino a 150 miliardi di euro a carico del bilancio dell’UE, facilitando così l’acquisto di armi e attrezzature militari. Von der Leyen ha evidenziato che, oltre ai prestiti, non si esclude l’opzione di finanziare il piano attraverso sussidi diretti.
La risoluzione approvata dal Parlamento sottolinea l’urgenza di rispondere ai rischi esterni in modo tempestivo, evidenziando la necessità di un’azione coordinata da parte dell’UE per garantire la propria sicurezza, soprattutto alla luce delle attuali tensioni geopolitiche.
Il voto sul piano ReArm Europe ha creato forti divisioni tra i partiti italiani (e anche all’interno degli stessi). Parte della maggioranza di centrodestra (Fratelli d’Italia e Forza Italia, in linea con il resto del Partito popolare europeo e del gruppo dei Conservatori e riformisti) si è dichiarata favorevole all’iniziativa, mettendo in evidenza l’importanza di poter contare su una difesa europea forte. Matteo Salvini, leader della Lega, ha descritto il piano come un “paradosso europeo”, mettendo in discussione le priorità di spesa dell’UE. Anche all’interno del Partito Democratico (PD) ci sono state fratture, con una parte favorevole e l’ala progressista contraria.
Le critiche al piano non sono arrivate solo da forze di sinistra. Anche alcuni membri di partiti di centro-destra hanno espresso preoccupazioni riguardo ai metodi di approvazione. I deputati della delegazione italiana dei Verdi hanno contestato l’uso dell’articolo 122 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea, ritenendo che possa compromettere il ruolo del Parlamento europeo.
Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha definito il piano come una manifestazione di “furia bellicista”, sottolineando che le spese militari non erano parte del mandato elettorale ricevuto dai cittadini.
Il piano ReArm Europe si colloca in un contesto globale caratterizzato da sfide geopolitiche crescenti, come la guerra in Ucraina e le tensioni con la Russia. Questi eventi hanno reso evidente l’importanza di una difesa comune, spingendo l’Unione a prendere decisioni rapide e decisive. Tuttavia, rimangono interrogativi sulla sostenibilità di tali investimenti e sulla loro effettiva attuazione.
Il dibattito sull’armamento e sulla difesa europea deve affrontare anche le nuove dinamiche di sicurezza, come il terrorismo, la cyber-sicurezza e le minacce ibride. La prossima attuazione del piano avrà un impatto significativo sulla strategia di difesa dell’Unione Europea e sulla sua posizione nel panorama internazionale, richiedendo coesione interna e una visione lungimirante per affrontare le sfide future.
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