Il naso di una donna | Pixabay @Alberto Adán - Alanews.it
L’inalazione di nanoplastiche rappresenta una nuova frontiera di preoccupazione per la salute umana, con potenziali implicazioni devastanti per il sistema olfattivo. Uno studio innovativo, coordinato dall’Istituto di biochimica e biologia cellulare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Ibbc) di Monterotondo Scalo, ha rivelato che le microparticelle di plastica, di dimensioni inferiori a un millesimo di millimetro, possono non solo penetrare nel cervello ma anche compromettere significativamente le capacità olfattive. Questo studio, condotto in collaborazione con il Dipartimento di Fisica della Sapienza Università di Roma, è stato recentemente pubblicato sulla rivista “Science of The Total Environment”.
Le nanoplastiche sono diventate un elemento ubiquitario nei nostri ecosistemi, contaminando suolo, acqua e aria. La loro diffusione è tanto preoccupante quanto insidiosa, poiché gli esseri umani possono venire a contatto con queste sostanze attraverso vari canali, inclusi:
Con un incremento esponenziale della plastica presente nell’ambiente, è fondamentale indagare le conseguenze di questo inquinamento invisibile.
La ricerca ha esaminato gli effetti delle nanoplastiche su un campione di topi. I risultati hanno dimostrato che l’inalazione di queste particelle provoca una diffusione nei tessuti di vari organi, compresi cervello, polmoni e testicoli. Stefano Farioli Vecchioli, uno degli autori dello studio, ha sottolineato che l’osservazione più allarmante è stata la compromissione della capacità olfattiva negli animali esposti. Questo deficit è stato associato a un malfunzionamento persistente dei neuroni del bulbo olfattivo, la parte del cervello dedicata al riconoscimento degli odori.
Una scoperta interessante riguarda i processi infiammatori che si attivano nel bulbo olfattivo a causa dell’inalazione delle nanoplastiche. Questi processi infiammatori, sebbene temporanei, indicano una risposta del sistema immunitario che potrebbe avere conseguenze a lungo termine per la salute neurologica. Inoltre, lo studio ha evidenziato un tentativo di riparazione da parte del sistema nervoso, con un aumento compensativo nella produzione di nuovi neuroni, un processo noto come neurogenesi adulta. Tuttavia, questo meccanismo di recupero non è sufficiente a riparare i danni causati dall’esposizione alle nanoplastiche.
La connessione tra disturbi olfattivi e malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson, è un aspetto che merita particolare attenzione. È noto che circa il 95% dei pazienti affetti da queste malattie presenta disturbi olfattivi che si manifestano anni prima dell’insorgenza clinica delle patologie. Pertanto, la scoperta che le nanoplastiche possano influenzare negativamente l’olfatto solleva interrogativi su un possibile legame tra inquinamento da plastica e l’insorgenza di malattie neurodegenerative. Gli scienziati sono ora motivati a esplorare ulteriormente questa relazione e a capire se le nanoplastiche possano rappresentare un fattore di rischio significativo.
La gravità di questa scoperta non può essere sottovalutata, soprattutto in un’epoca in cui l’inquinamento ambientale è in costante aumento. È fondamentale promuovere una maggiore consapevolezza riguardo all’impatto delle nanoplastiche sulla salute umana, nonché rafforzare le politiche di protezione ambientale per ridurre l’esposizione a queste sostanze nocive. La comunità scientifica è chiamata a collaborare per approfondire la comprensione degli effetti delle nanoplastiche e per trovare soluzioni efficaci per un futuro più sano e sostenibile.
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