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Netanyahu: “Grazie all’Ungheria, ci difende nell’Ue. Con Trump parlerò di ostaggi, di Gaza e dei dazi”

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha recentemente messo in evidenza l’importanza del sostegno dell’Ungheria nei forum internazionali, esprimendo gratitudine per l’atteggiamento positivo del governo ungherese nei confronti di Israele. Durante un intervento pubblico, Netanyahu ha dichiarato: “L’Ungheria ci difende nell’Unione Europea, ci difende all’Onu e, non meno importante, presso il corrotto Tribunale penale internazionale dell’Aia, che è diretto contro di noi”. Queste affermazioni sono state rilasciate pochi giorni prima di un viaggio ufficiale a Washington per incontrare il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

L’importanza del supporto ungherese

Il sostegno dell’Ungheria, guidata dal Primo Ministro Viktor Orbán, è particolarmente significativo per Israele in un contesto di crescente tensione e critica da parte di alcuni Paesi europei e istituzioni internazionali riguardo alle politiche israeliane nei territori palestinesi. Netanyahu ha sottolineato che il recente ritiro dell’Ungheria dalla Corte penale internazionale rappresenta un “segnale di ciò che verrà”, suggerendo che questo potrebbe aprire la strada a una maggiore cooperazione tra Israele e altri Paesi che condividono una visione simile in materia di giustizia internazionale e sicurezza.

L’affermazione di Netanyahu sul Tribunale penale internazionale (Cpi) riflette una posizione consolidata da parte di Israele, che considera le indagini del Cpi come politicamente motivate e parziali. Le tensioni tra Israele e il Cpi sono aumentate dopo l’apertura di un’inchiesta sui presunti crimini di guerra commessi durante il conflitto israelo-palestinese, un tema che continua a suscitare accesi dibattiti a livello globale.

Incontro con Trump: questioni chiave in agenda

Nel suo imminente incontro con il presidente Trump, Netanyahu ha dichiarato che discuterà di temi cruciali come la liberazione degli ostaggi, la situazione a Gaza e le questioni legate ai dazi commerciali imposti dagli Stati Uniti. “Spero di poter dare un contributo in questa questione,” ha affermato, evidenziando l’importanza del dialogo bilaterale in un momento di sfide significative per entrambi i Paesi.

La questione degli ostaggi, in particolare, è diventata centrale negli ultimi mesi, a seguito della cattura di cittadini israeliani da parte di Hamas. Netanyahu ha espresso la sua solidarietà alle famiglie degli ostaggi, sottolineando che il governo israeliano sta lavorando attivamente per garantirne la liberazione. “Stiamo lavorando anche in questi momenti per ottenere la loro liberazione, e non ci fermeremo,” ha dichiarato, mentre le operazioni militari israeliane a Gaza continuano a intensificarsi.

Le tensioni interne e il ricorso alla Corte Suprema

Oltre agli affari esteri, Netanyahu si trova ad affrontare anche sfide interne significative. Di recente, ha richiesto alla Corte Suprema di escludere una lettera del capo dello Shin Bet, l’agenzia di sicurezza interna israeliana, dal procedimento legale che lo riguarda. La lettera, che include affermazioni di opposizione a richieste del premier, ha acceso un dibattito sulla trasparenza e la fiducia all’interno delle istituzioni governative.

Il governo ha contestato la validità della lettera, sostenendo che la sua presentazione minaccia “irreparabilmente la sicurezza dello Stato”. La situazione ha generato discussioni accese sui limiti del potere esecutivo e sull’importanza della fiducia tra le diverse agenzie governative, un tema che potrebbe avere ripercussioni significative sulla stabilità politica di Netanyahu.

Questi eventi si inseriscono in un contesto di crescente polarizzazione politica in Israele, dove le questioni di sicurezza, giustizia e diplomazia continuano a influenzare sia le dinamiche interne che le relazioni internazionali. La posizione di Netanyahu, sostenuta dal governo ungherese e dalla sua alleanza con gli Stati Uniti, rappresenta un tentativo di consolidare il supporto di fronte a sfide multiple, sia sul fronte diplomatico che su quello interno.

Redazione

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