Le economie più povere e vulnerabili devono essere esentate dai dazi doganali annunciati dagli Stati Uniti, avverte l’Unctad (l’agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo). Gli aumenti tariffari possono danneggiare queste nazioni senza ridurre significativamente il deficit commerciale americano, aggravando la situazione economica globale.
Le recenti decisioni tariffarie degli Stati Uniti stanno creando un clima di incertezza per le economia più vulnerabili del mondo, portandole a un bivio critico. Un rapporto dell’agenzia delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (Unctad) esprime forte preoccupazione per gli aumenti dei dazi doganali annunciati da Washington, che potrebbero avere effetti devastanti su Paesi già in difficoltà. L’Unctad richiede che queste nazioni siano esentate dai dazi, evidenziando come le misure proposte possano trasformarsi in una vera e propria guerra commerciale.
Dazi e impatto sulle economie deboli
L’amministrazione statunitense ha in programma di applicare dazi a 57 Paesi, un’iniziativa che mira a correggere il deficit commerciale degli Stati Uniti. Tuttavia, secondo l’Unctad, l’impatto delle tariffe sarebbe minimo per l’economia americana e catastrofico per quelle più deboli. Infatti, la maggior parte di questi Paesi contribuisce in modo trascurabile al deficit commerciale statunitense. Tra i partner commerciali coinvolti, undici sono classificati come Paesi meno sviluppati, e ventotto di essi rappresentano ciascuno meno dello 0,1% del deficit.
Opportunità di mercato limitate
Il rapporto sottolinea che molte di queste economie, con un basso potere d’acquisto, offrono poche opportunità di mercato per le esportazioni statunitensi. Le concessioni commerciali che potrebbero derivarne avrebbero scarso valore per gli Stati Uniti, potenzialmente riducendo anche le entrate fiscali. Per ben 36 dei 57 Paesi, i dazi reciproci potrebbero generare meno dell’1% delle attuali entrate tariffarie statunitensi.
Rischi per i prodotti agricoli
Alcuni dei Paesi a rischio esportano beni agricoli che non hanno equivalenti negli Stati Uniti, come la vaniglia del Madagascar o il cacao della Costa d’Avorio e del Ghana. Nel 2024, gli Stati Uniti hanno importato vaniglia per un valore di 150 milioni di dollari dal Madagascar e cacao per quasi 800 milioni di dollari dalla Costa d’Avorio, con ulteriori 200 milioni di dollari provenienti dal Ghana. L’aumento delle tariffe su questi prodotti potrebbe non solo danneggiare le economie locali, ma anche aumentare i prezzi per i consumatori americani, un aspetto che l’Onu sottolinea come potenzialmente problematico.
In conclusione, le preoccupazioni sollevate dall’Unctad pongono interrogativi sulla sostenibilità delle politiche commerciali attuali e sulla loro efficacia nel raggiungere gli obiettivi economici prefissati dagli Stati Uniti. La comunità internazionale osserva con attenzione l’evoluzione di questa situazione, poiché le conseguenze potrebbero estendersi ben oltre le frontiere americane, colpendo i Paesi più vulnerabili e approfondendo le disuguaglianze globali.