Nella settimana trascorsa, il Piemonte ha registrato 20 nuovi casi di peste suina africana (PSA) tra i cinghiali, mentre la Liguria ha segnalato un nuovo caso nella provincia di Genova, portando il totale a 1.055 positività nella regione. L’aggiornamento è stato fornito dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte e Valle d’Aosta, responsabile delle analisi sui campioni biologici. Questa situazione continua a sollevare preoccupazioni tra le autorità sanitarie e gli allevatori, poiché l’epidemia di peste suina africana ha gravi ripercussioni economiche per il settore suinicolo.
Nuovi casi in Piemonte
In Piemonte, gli otto nuovi casi sono stati accertati nei comuni di Belforte Monferrato e Momperone, che entrano per la prima volta nella mappa dei territori colpiti dal virus. Altri casi si sono registrati a:
- Cassinelle;
- Grondona;
- Ponzone;
- Silva d’Orba;
- Molare (due casi).
Inoltre, la provincia di Novara ha riportato dodici nuovi casi a Cerano. Con questi aggiornamenti, il totale dei casi di peste suina in Piemonte dall’inizio dell’emergenza sale a 743. Fortunatamente, non sono stati segnalati nuovi focolai negli allevamenti suinicoli, dopo i nove già rilevati nei mesi scorsi.
Impatti economici e misure di contenimento
La peste suina africana, sebbene non pericolosa per l’uomo, rappresenta una seria minaccia per il settore suinicolo. Gli allevatori temono che l’aumento dei casi possa portare a restrizioni più severe e a un calo della domanda di carne suina, con conseguenti perdite economiche. Per affrontare la situazione, le autorità hanno intensificato le misure di controllo e monitoraggio, compresi i piani di abbattimento dei cinghiali in alcune aree.
In Liguria, il nuovo caso di peste suina è stato rilevato a Moneglia, contribuendo al totale di 1.055 positività nella regione. Con l’aggiunta di Belforte Monferrato, Momperone e Moneglia, i comuni che hanno registrato almeno un caso di peste suina africana raggiungono quota 177. Le autorità liguri, in collaborazione con quelle piemontesi, stanno lavorando per contenere la diffusione del virus e garantire la sicurezza alimentare.
Storia e strategie di controllo
L’epidemia di peste suina africana è stata identificata per la prima volta in Italia nel 2021 e ha continuato a diffondersi, soprattutto nelle regioni del nord, dove la popolazione di cinghiali è particolarmente alta. Le misure attuate finora includono:
- Campagne di sensibilizzazione per gli allevatori;
- Restrizioni alla caccia e alla movimentazione di animali;
- Piani di monitoraggio attivo per identificare e isolare i casi positivi.
L’analisi dei campioni biologici è fondamentale per comprendere l’evoluzione dell’epidemia e le possibili vie di trasmissione del virus. Si stima che il controllo della popolazione di cinghiali sia una delle misure più efficaci per limitare la diffusione della peste suina, ma questa strategia è spesso controversa a causa delle implicazioni ecologiche e sociali.
Le autorità sanitarie continuano a monitorare la situazione con attenzione, poiché una diffusione incontrollata della peste suina potrebbe avere gravi conseguenze non solo per l’industria suinicola, ma anche per l’economia locale e la salute pubblica. Le prossime settimane saranno decisive per valutare l’efficacia delle misure di contenimento adottate e per pianificare eventuali interventi futuri.