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Proteste in Turchia per l’arresto di Imamoglu: oltre mille manifestanti fermati

Migliaia di cittadini sono scesi nuovamente in piazza per manifestare la loro vicinanza al sindaco di Istanbul: un altro giorno di scontri e arresti

Le recenti manifestazioni in Turchia hanno scosso il Paese dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, accusato di corruzione. Questo evento ha innescato una reazione collettiva che ha portato migliaia di persone a scendere in piazza in diverse città, tra cui Ankara e Smirne. Le autorità hanno risposto con una repressione massiccia, arrestando 1.133 manifestanti e creando un clima di paura e tensione.

Un clima di tensione e repressione

Le proteste, dichiarate illegali dalle autorità, hanno visto un forte dispiegamento di forze dell’ordine, con conseguenti scontri che hanno portato a oltre 123 agenti feriti. Nel quartiere di Besiktas, i sostenitori di Imamoglu si sono radunati in massa, chiedendo la sua liberazione e contestando le politiche del presidente Recep Tayyip Erdogan. Ogni sera, la piazza di Sarachane si riempie di cittadini che esprimono il loro dissenso e la loro crescente disillusione nei confronti del governo.

La libertà di stampa sotto attacco

La situazione si è ulteriormente complicata con l’arresto di nove giornalisti, tra cui il fotografo Yasin Akgul, che stavano coprendo le manifestazioni. Questo episodio ha suscitato forti reazioni da parte del sindacato dei giornalisti, che ha richiesto il rilascio immediato dei reporter arrestati. La libertà di stampa in Turchia è già sotto pressione e questi eventi non fanno altro che amplificare le preoccupazioni su un ambiente sempre più ostile per i media.

Misure repressive e reazioni internazionali

Le autorità di Ankara hanno esteso il divieto alle manifestazioni politiche fino al 1° aprile, giustificando la misura con la necessità di garantire la sicurezza pubblica. Il presidente Erdogan ha risposto alle proteste definendo i manifestanti “terroristi di strada” e criticando il principale partito di opposizione, il CHP, che ha designato Imamoglu come candidato per le prossime presidenziali.

A livello internazionale, l’arresto di Imamoglu è stato definito “inaccettabile” dal governo tedesco, mentre la Commissione Europea ha espresso preoccupazioni riguardo al rischio che la crisi attuale possa influenzare i rapporti diplomatici e commerciali tra Turchia e Unione Europea.

Impatti economici e sociali

La crisi socio-politica si intreccia con una grave crisi economica. L’arresto di Imamoglu ha avuto effetti immediati sul mercato finanziario, con la lira turca che ha continuato a perdere valore, raggiungendo 37,87 sul dollaro e 41,05 sull’euro. La Borsa di Istanbul ha registrato un significativo crollo del 16,5% in una sola settimana, seguito da un recupero del 3%, ma il clima di incertezza persiste. In risposta alla volatilità del mercato, l’Autorità turca per i mercati finanziari ha imposto un divieto sulle vendite allo scoperto fino al 25 aprile.

Queste manifestazioni non rappresentano solo una risposta all’arresto di un leader locale, ma evidenziano un malcontento più ampio riguardo alla direzione politica ed economica della Turchia. La crescente insoddisfazione tra i cittadini potrebbe portare a cambiamenti significativi nel panorama politico, mentre le proteste si configurano come un simbolo di resistenza contro un governo percepito come sempre più autoritario e distante dalle esigenze della popolazione.

Redazione

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