Un senzatetto su una panchina | Pixabay @ Alexander Fox | PlaNet Fox - Alanews.it
Nella notte tra il 13 e il 14 marzo 2025, un gruppo di attivisti noto come Robin Hood ha compiuto un’azione audace a Roma, smantellando le panchine anti-clochard in Piazzale dei Cinquecento, vicino alla Stazione Termini. Questo blitz, rivendicato attraverso un comunicato affisso in vari punti della capitale, ha acceso un acceso dibattito su tematiche sociali e urbane, ponendo l’accento sulla crescente emergenza abitativa e sull’esclusione sociale.
Le panchine anti-clochard sono state progettate con divisori metallici per impedire ai senza fissa dimora di utilizzare questi spazi pubblici come rifugio notturno. Questa strategia, voluta dalle autorità locali come parte di un programma di security design, è stata criticata per il suo approccio esclusivo. Secondo un rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2024 oltre 400 persone senza fissa dimora hanno perso la vita a causa delle basse temperature invernali, evidenziando l’urgenza di interventi umanitari.
Il comunicato degli attivisti di Robin Hood esprime una visione contraria a quella delle autorità. “Volete abituarci a una città che esclude, investendo sulla normalizzazione dell’odio”, afferma il documento, richiamando l’attenzione sulla necessità di una risposta solidale e inclusiva. I membri del gruppo hanno esortato il sindaco Roberto Gualtieri a investire in case popolari e a riutilizzare immobili pubblici e privati sfitti per affrontare l’emergenza abitativa.
In un gesto simbolico, i bracciali metallici rimossi dalle panchine sono stati appesi al ministero dei Trasporti e al Campidoglio, accompagnati dal cappello di Robin Hood, emblema della lotta per la giustizia sociale. Questi segnali visivi hanno lo scopo di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle autorità, sottolineando l’urgenza di affrontare il problema della povertà e dell’esclusione sociale.
Le panchine anti-clochard non sono un fenomeno isolato. Negli ultimi anni, diverse città italiane hanno adottato misure simili, giustificando tali scelte con la necessità di garantire sicurezza e decoro urbano. Tuttavia, queste politiche sono state oggetto di critiche da parte di esperti e attivisti, che le considerano un modo per “nascondere” il problema piuttosto che affrontarlo. La sociologa dell’Università La Sapienza di Roma, Anna Rossi, afferma: “Queste scelte rivelano una visione miope della sicurezza urbana. La vera sicurezza non si ottiene allontanando i vulnerabili, ma creando spazi inclusivi dove tutti possano sentirsi al sicuro”.
L’azione degli attivisti di Robin Hood ha riacceso il dibattito su come le città italiane gestiscono la presenza dei senza fissa dimora. Secondo un’indagine della Caritas, circa 50.000 persone in Italia vivono attualmente senza un’abitazione, con un aumento del 20% rispetto agli ultimi cinque anni. Questo dato mette in evidenza l’urgenza di interventi strutturali e politiche abitative più inclusive.
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