Washington, 16 aprile – Alle 23:00 del 20 marzo, Trump ha dichiarato su Truth Social che la notizia del New York Times era “Fake News”. Tuttavia, il suo messaggio non è stato pubblicato fino a quando non è stata cambiata la parte riguardante Pechino nel briefing di Musk al Pentagono.
Il 20 marzo 2025, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha utilizzato la sua piattaforma social, Truth Social, per bollare come “fake news” una notizia del New York Times riguardante l’esclusione di Elon Musk da un briefing del Pentagono al quale il CEO di SpaceX e Tesla avrebbe dovuto partecipare per discutere questioni legate alla Cina. Tuttavia, questo messaggio è stato postato solo dopo la modifica dell’agenda del briefing, che ha escluso ogni riferimento a Pechino.
Un incontro cruciale
L’articolo del New York Times rivelava che Musk era stato invitato a un incontro cruciale con funzionari del Pentagono, un evento che avrebbe potuto influenzare le relazioni USA-Cina, specialmente in un periodo di crescente tensione geopolitica. La scelta di non menzionare la Cina nel briefing è stata interpretata come una chiara mossa strategica, non solo per evitare possibili contrasti, ma anche per preservare la narrativa di Trump nei confronti della sicurezza nazionale.
La reazione di Trump
Secondo le fonti, Trump ha reagito con veemenza all’idea di far partecipare Musk a questo incontro cruciale, esprimendo il suo disappunto con un commento esplicito: “Che cazzo ci fa Elon lì? Assicuratevi che non ci vada”. Questa affermazione evidenzia l’importanza che l’ex presidente attribuisce alla sicurezza nazionale e alle relazioni internazionali, specialmente in un contesto delicato come quello attuale con la Cina.
I legami di Musk con la Cina
Musk, noto per la sua influenza nel settore tecnologico e per i suoi numerosi interessi commerciali in Cina, ha instaurato rapporti significativi nel paese asiatico. Questo legame ha sollevato preoccupazioni in merito a possibili conflitti di interesse, un aspetto che Trump ha voluto chiarire, affermando di non voler permettere che tali conflitti influenzassero le decisioni strategiche degli Stati Uniti.