Kari Lake, consulente per la Us Agency for Global Media, ha annunciato su X l’intenzione di risolvere i contratti con le principali agenzie di stampa, come Ap, Reuters e Bloomberg. Si tratta di una mossa controversa contro la stampa libera, poiché mira a produrre notizie internamente, risparmiando milioni di dollari.
Negli ultimi giorni, un’onda di polemiche ha travolto la Casa Bianca, alimentata da un’iniziativa proposta da Kari Lake, consulente del presidente Donald Trump per la Us Agency for Global Media (Usagm). La proposta di Lake prevede la risoluzione dei contratti con le tre principali agenzie di stampa: Associated Press, Reuters e Agence France-Presse. Questo passo audace segna un ulteriore capitolo nella difficile relazione tra Trump e il mondo dell’informazione.
L’annuncio di Kari Lake
L’annuncio di Lake è giunto attraverso un post su X, la piattaforma social precedentemente nota come Twitter, dove ha dichiarato di aver avviato il processo di rescissione dei contratti con queste agenzie. Ha giustificato la scelta con l’intento di far risparmiare ai contribuenti circa 53 milioni di dollari. “Non dovremmo pagare aziende di informazione esterne per dirci quali sono le notizie”, ha scritto Lake, evidenziando l’obiettivo di produrre notizie internamente, con un budget quasi di un miliardo di dollari destinato a questo scopo.
Un tentativo di disintermediazione
Questa proposta non si limita a un semplice risparmio economico; rappresenta un tentativo di disintermediazione, un concetto che mira a ridurre il controllo della stampa professionale sulla narrazione delle notizie. La Casa Bianca sta cercando di stabilire un canale diretto con il pubblico, bypassando il consueto filtro giornalistico. Tuttavia, la scelta di ridurre il numero di voci informative potrebbe avere conseguenze significative, non solo sulla qualità dell’informazione, ma anche sulla libertà di stampa, un valore fondamentale in una democrazia.
La proposta di Lake si inserisce in un contesto di crescente tensione tra l’amministrazione Trump e i media. Già nei primi mesi di governo, si sono registrate azioni controverse, come il ritiro dell’accredito a un reporter dell’Associated Press, accusato di utilizzare il termine “Golfo del Messico” invece di quello preferito dalla Casa Bianca. Inoltre, sono state introdotte modifiche alle pratiche consolidate della White House Correspondents’ Association (Whca), che gestisce l’accesso dei giornalisti alle conferenze stampa.
Le agenzie di stampa coinvolte hanno risposto con fermezza, sottolineando l’importanza di una stampa libera e indipendente. In un comunicato firmato dai direttori delle tre agenzie, si evidenzia come la loro copertura sia fondamentale per garantire che il pubblico abbia accesso a informazioni accurate sulla presidenza, essenziali per una democrazia sana. “Riteniamo che qualsiasi misura del governo per limitare il numero di agenzie di stampa con accesso al Presidente minacci tale principio”, è il monito contenuto nel loro intervento.