L’amministrazione Trump affronta la magistratura inviando 17 prigionieri in Salvador, nonostante la sospensione delle espulsioni di venezuelani. Un video del dittatore Bukele mostra prigionieri militari in ginocchio, mentre il segretario di Stato Rubio li definisce “criminali violenti”.
L’amministrazione Trump continua a portare avanti la sua controversa politica di deportazioni, sfidando apertamente i limiti imposti dalla giustizia. Recentemente, sono stati rimpatriati 17 prigionieri in Salvador, nonostante una corte d’appello statunitense avesse confermato la sospensione delle espulsioni di cittadini venezuelani in virtù dell’Alien Enemies Act del 1798. Questo atto giuridico, risalente a più di due secoli fa, è stato utilizzato come base per bloccare le deportazioni, ma non ha fermato l’operato della Casa Bianca.
La reazione del governo salvadoregno
In un video il presidente salvadoregno Nayib Bukele ha mostrato l’arrivo di un aereo militare statunitense che trasportava i detenuti. Le immagini, diffuse sui social media, ritraggono i prigionieri scortati da soldati mascherati, costretti a inginocchiarsi con le mani legate dietro la schiena e sottoposti a rasature forzate prima di essere messi in cella. Questi dettagli crudi hanno suscitato una serie di reazioni, evidenziando le tensioni tra diritti umani e sicurezza pubblica.
Le dichiarazioni di Marco Rubio
Marco Rubio, segretario di Stato, ha descritto i deportati come “criminali violenti” legati a due delle bande più temute della regione: la MS-13 salvadoregna e la Tren de Aragua venezuelana, entrambe designate da Washington come organizzazioni terroristiche straniere. Secondo Rubio, la deportazione di questi individui rappresenta un passo cruciale per garantire la sicurezza delle comunità americane, affermando che “questi criminali non terrorizzeranno più i nostri cittadini”.
Le implicazioni etiche e legali delle deportazioni
Tuttavia, questo scenario solleva interrogativi etici e legali. Alcuni esperti di diritto internazionale e diritti umani hanno espresso preoccupazione per le modalità di deportazione e per le condizioni in cui i prigionieri sono stati trasferiti. La questione della legalità delle deportazioni, specialmente in un contesto di sospensione decisa da una corte, è al centro di un acceso dibattito. Le critiche si concentrano anche sulla possibilità che queste azioni possano alimentare ulteriormente la violenza e l’instabilità nella regione, piuttosto che risolvere i problemi di sicurezza.