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Trump: “La colpa del conflitto è di tutti, anche di Putin” e rivela: “Presto alcune proposte per fermare la guerra in Ucraina”

Il presidente degli Stati Uniti dopo aver accusato nuovamente Kiev per l’invasione russa: “Non iniziare una guerra con qualcuno che è 20 volte più grande, ma il conflitto non avrebbe mai dovuto cominciare”

Oggi, lunedì 14 aprile 2025, durante un incontro nello Studio Ovale con il presidente del Salvador, Nayib Bukele, Donald Trump ha ribadito le sue accuse nei confronti dell’Ucraina riguardo all’invasione russa. Il presidente degli Stati Uniti ha affermato: “L’errore è stato lasciare che scoppiasse la guerra; mai iniziare un conflitto con qualcuno che è 20 volte più grande”. Questa dichiarazione evidenzia la posizione di Trump, che ha frequentemente criticato l’approccio militare occidentale nei confronti della Russia e suggerito un dialogo diretto come possibile soluzione.

Poi, però, il presidente americano ha corretto il tiro, dando la colpa a tutti per il conflitto in Ucraina, e ha aggiunto anche: “Questa è una guerra che non avrebbe mai dovuto iniziare. Biden – ha detto Trump – non è riuscito a fermarla e Zelensky avrebbe potuto farlo. E Putin non avrebbe mai dovuto iniziarla. La colpa è di tutti”.

Proposte per fermare il conflitto in Ucraina

Trump ha anche anticipato che presto presenterà alcune proposte mirate a fermare la guerra in Ucraina. Sebbene non abbia fornito dettagli specifici, l’annuncio ha suscitato l’interesse di esperti di relazioni internazionali, i quali sottolineano l’importanza di un approccio diplomatico per risolvere conflitti prolungati. La guerra in Ucraina, iniziata nel 2022, ha causato enormi perdite umane e materiali, mettendo a dura prova le economie sia europee che globali. Le proposte di Trump potrebbero riflettere un tentativo di ripristinare il dialogo tra le parti in conflitto, un aspetto che molti analisti ritengono cruciale per una risoluzione duratura.

Incontro con Bukele: focus su immigrazione e cooperazione

Il bilaterale tra Trump e Bukele ha toccato temi di rilevanza internazionale come l’immigrazione clandestina e la cooperazione contro le gang criminali. Bukele, il primo presidente latinoamericano a visitare la Casa Bianca dopo la rielezione di Trump, ha discusso delle sfide legate all’immigrazione, in particolare riguardo ai venezuelani deportati dagli Stati Uniti. Il presidente salvadoregno ha anche sollevato preoccupazioni riguardo ai dazi statunitensi al 10%, sostenendo che questi ostacolano la ripresa economica del suo Paese.

La gestione della criminalità in El Salvador è stata un altro punto chiave dell’incontro. Sotto la leadership di Bukele, il Paese ha visto un drastico calo della criminalità, ma le misure adottate, tra cui uno stato di emergenza che ha portato a migliaia di arresti, hanno sollevato interrogativi sul rispetto dei diritti umani. Secondo Human Rights Watch, solo una frazione degli arrestati è stata condannata, sollevando preoccupazioni sulla legalità e sull’equità del sistema giuridico salvadoregno.

Questo incontro segna un passo significativo nelle relazioni bilaterali tra Stati Uniti e El Salvador, con implicazioni potenziali per la politica migratoria statunitense e per la stabilità regionale in America Centrale.

Redazione

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