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Ucraina, Meloni incontra Tajani e Salvini e traccia la “linea Parigi”: no all’invio di soldati senza l’Onu

Oggi il vertice dei volenterosi all’Eliseo: la premier Meloni esclude l’invio di soldati in Ucraina senza l’Onu

In un contesto geopolitico sempre più complesso e teso, la premier Giorgia Meloni ha recentemente convocato un incontro chiave a Palazzo Chigi con i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, per discutere la posizione dell’Italia in vista del vertice dei “volenterosi” che si terrà all’Eliseo di Parigi. Al centro della discussione, la questione cruciale dell’invio di truppe italiane in Ucraina in caso di un intervento militare internazionale, con un chiaro messaggio: l’Italia non parteciperà a missioni militari al di fuori di un mandato delle Nazioni Unite.

Tutti i temi portati all’incontro

L’incontro, durato circa un’ora, ha visto i leader italiani confrontarsi in un “clima positivo“, come riferito da fonti vicine al governo. È stata sottolineata una “totale concordanza” sui temi trattati, con Salvini che ha confermato che la riunione è andata “benissimo“. Questo incontro assume una particolare importanza in un momento in cui le tensioni tra Lega e Forza Italia si erano intensificate, evidenziando la necessità di una linea comune e di un approccio unificato alla politica estera italiana.

La richiesta di garanzie per l’Ucraina

Uno dei punti salienti emersi dall’incontro è stata la richiesta di costruire garanzie solide e durature per l’Ucraina all’interno di una cornice euro-atlantica, ispirata all’articolo 5 del Trattato NATO. Questo articolo stabilisce che un attacco a uno Stato membro è considerato un attacco a tutti, creando così un meccanismo di difesa collettiva. La Meloni ha espresso chiaramente che l’Italia è pronta a sostenere l’Ucraina, ma solo in un contesto che preveda il coinvolgimento delle Nazioni Unite, evitando qualsiasi invio di soldati senza una chiara autorizzazione internazionale.

Tensioni interne e difesa europea

La questione della partecipazione italiana a operazioni militari in Ucraina è divenuta ancora più rilevante alla luce delle recenti dichiarazioni di Tajani e Salvini. I due leader avevano avuto uno scambio di opinioni piuttosto acceso nei giorni precedenti, segno della necessità di un chiarimento e di un allineamento delle posizioni. Palazzo Chigi ha categoricamente smentito le voci secondo cui Meloni avrebbe chiesto ai suoi vice di “moderare i toni“, affermando che, al contrario, il vertice ha rafforzato la convergenza tra i leader sulle questioni in discussione.

Tuttavia, la questione della difesa europea e del riarmo è stata un altro argomento caldo. Salvini, in particolare, ha espresso la sua contrarietà al piano di riarmo proposto dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, sottolineando che l’Europa dovrebbe prioritariamente investire nella salute e nell’istruzione piuttosto che in spese militari. Questo punto di vista riflette una visione più ampia, secondo cui le risorse europee dovrebbero essere destinate a migliorare il benessere dei cittadini anziché a finanziare conflitti.

L’impatto dei dazi americani

Un’altra questione di rilevanza che ha pesato sull’incontro è stata l’imminente implementazione dei dazi americani sui prodotti europei, in vigore dal 2 aprile. Tajani ha fatto presente l’importanza di coordinarsi con l’Unione Europea per rispondere a queste misure, con l’obiettivo di evitare una guerra commerciale che potrebbe avere ripercussioni negative su tutte le parti coinvolte. L’attenzione a queste dinamiche economiche dimostra la consapevolezza del governo italiano riguardo all’interconnessione tra politica estera e economia.

Al termine del vertice, Palazzo Chigi ha ribadito il suo impegno a lavorare con i partner europei e gli Stati Uniti per garantire una sicurezza efficace per l’Ucraina, sottolineando che non è prevista alcuna partecipazione italiana a una forza militare sul campo. Questo approccio riflette una strategia cauta e ben ponderata, in linea con la necessità di evitare escalation che potrebbero compromettere ulteriormente la stabilità regionale.

Redazione

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